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“Sarcone”, un ex dipendente Asl: «16 marzo 2020: morte di un ospedale»

La Redazione
ospedale sarcone
«I provvedimenti adottati non sono provvisori o a tempo, ma definitivi. Finora non si è mai riaperto ciò che è stato chiuso. È gravissimo che questo avviene nel pieno della crisi della pandemia»
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Ci scrive Pasquale Cipriani, terlizzese, ex dirigente Asl, per commentare la recente chiusura del pronto soccorso del Sarcone e la riconversione dei reparti di Medicina e Pneumologia per effetto del riordino ospedaliero deciso da Emiliano.

Il provvedimento, come è noto, è stato accelerato a causa degli sviluppi dell’emergenza sanitaria in corso. Lunedì scorso, 16 marzo, si è svolto l’ultimo turno del pronto soccorso. Di seguito il testo integrale della riflessione di Cipriani.

16 marzo 2020, data storica, l’ospedale “M. Sarcone” di Terlizzi cessa di esistere. Al suo posto c’è un centro di riabilitazione, che chiamano Presidio Post Acuzie, come il Centro Riabilia di Santo Spirito.

La Regione e la Asl, per far passare inosservata e indolore la cosa, hanno chiuso uno per volta i reparti per acuti e in ultimo, ora, hanno chiuso la medicina interna e il nuovissimo Pronto Soccorso superattrezzato. Hanno sostituito quest’ultimo con un’autoambulanza e un’auto medicalizzata, per far che cosa? Lì sarà visitato il paziente per essere accompagnato, poi, a quale pronto soccorso e ospedale? Lì stazionerà per essere chiamata come e da chi? E quando non è disponibile, che succede? Anche l’autoambulanza del 118, se impegnata, non arriva o arriva fuori tempo.

La gente si chiede: esiste ancora il diritto alla salute? Qual è l’ospedale e il pronto soccorso di riferimento? Questi, poi, sono in grado di accogliere e far fronte ad un numero maggiore di pazienti? Sono stati adeguatamente potenziati?

A queste domande non c’è risposta. C’è solo una politica e una storia che tutti conoscono e che lascia allibiti. I provvedimenti adottati non sono provvisori o a tempo, ma definitivi. Finora non si è mai riaperto ciò che è stato chiuso. È gravissimo che questo avviene nel pieno della crisi della pandemia e del disorientamento delle persone. Irritano le ricercate giustificazioni e un fantomatico spiraglio di apertura delle istituzioni regionali, parole del momento, dispensate solo per tranquillizzare la popolazione, ma senza futuro.

L’ospedalità del piano regionale nel Nord Barese è data da un ospedale di I livello, nominalmente indicato in quello di Corato ma di fatto non lo è, e da un ospedale di base, Molfetta, che perde alcuni storici reparti. A Terlizzi l’ospedale è convertito in presidio post acuzie per lungodegenza e riabilitazione e in presidio territoriale assistenziale. È una ospedalità del tutto insufficiente e inadeguata per i bisogni del territorio.

L’attuazione del piano deve partire dall’ospedale provvisorio di I livello, che deve avere gli spazi per accogliere tutte le specialità, reparti e servizi previsti, con le relative valide professionalità, altrimenti è un contenitore vuoto. Successivamente si interviene con i tagli, chiusure o riconversioni. Invece, si è fatto il contrario e, in piena crisi pandemiale, si è provveduto a tagliare e a chiudere l’ospedale per acuti e il pronto soccorso di Terlizzi dal 16 marzo 2020, data storica che rattrista e addolora la popolazione terlizzese e del circondario che affluisce all’ospedale “M. Sarcone”.

Questa situazione, purtroppo, è destinata a durare nel tempo, in quanto il Presidente della Regione non ha individuato e attrezzato l’ospedale provvisorio di I livello del Nord Barese tra Corato Molfetta e Terlizzi, come si era impegnato a Ruvo di Puglia nel 2016. Si è limitato, solo di recente, ad annunciare il reperimento di 107 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale, per il quale occorrono non meno di 10-15 anni per vederlo finito e funzionante. Già adesso non sarà facile un’intesa tra i Comuni per individuare il luogo e l’area su cui dovrà sorgere. Nel frattempo a quale ospedale ci si dovrà rivolgere, se anche l’ospedale di Corato dovrà chiudere con la costruzione in atto del nuovo ospedale di Andria?

La popolazione terlizzese e del circondario a ragion veduta non può che essere fortemente indignata e rattristata. Le politiche della salute della Regione nel Nord Barese vanno riconsiderate e corrette, prima che sia troppo tardi.

giovedì 19 Marzo 2020

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