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Censum, Panzini assolta dalla Corte dei Conti. Città Civile: «La sentenza non ha ricadute penali»

Michele Colaleo
la corte dei conti
La decisione della Sezione Giurisdizionale pugliese, che azzera la precedente condanna per danno erariale, riconosce la liceità della condotta contabile della dirigente. Prosegue il processo penale
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Il caso Censum si arricchisce di un nuovo capitolo, ancora una volta legato all’operato della dirigente Francesca Panzini in qualità di responsabile dei servizi finanziari del Comune di Terlizzi, finito sotto la lente d’ingrandimento sia della Corte dei Conti che del Tribunale di Bari.

Mentre il processo penale è fermo al primo grado di giudizio, che ha stabilito per la dirigente una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per peculato ed abuso d’ufficio con interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, il filone contabile della vicenda giudiziaria ha raggiunto la sua conclusione, almeno per ciò che concerne gli illeciti contestati alla dirigente.

Con sentenza d’appello risalente al 14 novembre scorso, infatti, la Sezione Giurisdizionale Regionale per la Puglia ha assolto definitivamente Francesca Panzini nell’ambito del procedimento relativo all’affidamento di servizi suppletivi di accertamento Tarsu e Ici a Censum Spa da parte del Comune di Terlizzi tra il 2008 e il 2010.

La Corte, presieduta da Agostino Chiappiniello, ha così ribaltato il verdetto emesso in primo grado il 30 marzo 2017, che imponeva alla dirigente il risarcimento di un danno erariale pari a 136mila euro e cagionato mettendo in atto comportamenti giudicati di “nimia negligentia, macroscopica imperizia e sprezzante disinteresse per i propri doveri”.

Alla Panzini, secondo quanto allora accertato dalla Corte, veniva contestata la responsabilità oggettiva su alcune liquidazioni istruite e firmate dagli uffici finanziari del Comune e corrisposte a Censum Spa per prestazioni in realtà già comprese nel contratto di affidamento del servizio di riscossione dei tributi.

La recente sentenza d’assoluzione della Sezione Giurisdizionale pugliese riconosce invece la regolarità dell’operato della dirigente, che ha agito semplicemente tenendo conto di indirizzi specifici del consiglio comunale in materia.

L’esito dell’ennesima “puntata” del caso Censum è stato commentato a stretto giro di posta da Città Civile, costituitasi parte civile nell’ambito del processo penale che coinvolge ancora la dirigente Panzini. In una nota online il movimento, pur ammettendo un probabile eccesso di “colpevolismo”, rivendica di difendere “le ragioni dei contribuenti” ed accusa l’Amministrazione di “difendere solo la legittima posizione della dirigente, senza mai parlare dell’ammanco dei tributi”.

Il comunicato distingue inoltre chiaramente i due terreni sui quali si gioca il caso Censum, chiarendo che non bisogna “confondere questo giudizio con il processo penale per il quale [Panzini] è stata condannata, in primo grado, per peculato. Infatti, questa assoluzione per danno erariale non le consentirà di rientrare in servizio.”

La conclusione del post è ancora una stilettata al primo cittadino, colpevole di “non aver mai messo in discussione l’operato della dirigente, nonostante la sua condotta amministrativa sia stata falcidiata da interventi di autorità superiori”.

martedì 26 Novembre 2019

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