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25 aprile, la banda non suona “Bella Ciao”. Il sindaco: «La stagione dei totalitarismi è finita»

La Redazione
25 aprile
Durante il corteo di ieri mattina per la Festa della Liberazione la banda non ha suonato il canto partigiano. L'opposizione protesta ma il sindaco afferma che «sbaglia chi usa il lessico della contrapposizione»
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Polemiche per il corteo del 25 aprile, data in cui settantaquattro anni fa, nel 1945, si compì la liberazione dell’Italia dai nazifascisti.

Durante la celebrazione di ieri la banda non ha suonato “Bella Ciao”. In Piazza Cavour è risuonata la canzone del Piave, il Silenzio e altre melodie, ma non il canto partigiano noto in tutto il mondo, simbolo della Resistenza. L’opposizione ha chiesto spiegazioni seduta stante al sindaco e a un certo punto ha intonato il canto a cappella, senza l’accompagnamento degli strumenti musicali, inscenando una simbolica forma di protesta.

L’intervento finale del sindaco è iniziato con un riferimento all’attualità, omaggiando il maresciallo dei carabinieri, Vincenzo Di Gennaro, deceduto alcuni giorni fa in servizio a Cagnano Varano, in provincia di Foggia: «In momenti come questo – ha detto il sindaco – è doveroso commemorare i caduti di ieri, ma è altrettanto giusto ricordare il sacrificio di chi ogni giorno si adopera per salvaguardare la nostra sicurezza e la nostra democrazia».

«La stagione dei totalitarismi nel nostro Paese è da tempo finita per sempre», ha poi proseguito il sindaco Gemmato. «Sbaglia chi, ancora oggi, insinua vecchie paure; chi, ancora oggi, parla usando il lessico della contrapposizione; chi, ancora oggi, resta anacronisticamente accovacciato dentro trincee ideologiche che fortunatamente non esistono più. Il pericolo reale è quello di trasformare maldestramente una formidabile opportunità di riflessione e commemorazione collettiva, quale deve essere il 25 aprile di ogni anno, in uno sterile momento di rivendicazione di parte».

«Ancora oggi si scorge la tentazione di qualcuno di sobillare paure, la tentazione di trasformare l’avversario in un fantasma fuori dal tempo, la tentazione di ridurre il confronto di idee a una caccia alle streghe postmoderna – ha continuato Gemmato -. E’ un approccio divisivo che non aggiunge nulla di buono al tempo che trova. Perché mentre qualcuno qui si ferma a contendere e a discettare sulla composizione dell’elenco dei brani eseguiti dalla banda musicale, il resto del mondo corre veloce. E mentre qui c’è chi continua a tessere vessilli con i colori stinti delle ideologie, a Dubai costruiscono treni supersonici, in California inventano l’intelligenza artificiale e a Pechino si preparano ad atterrare su Marte».

Al sindaco ha risposto prontamente la consigliera di Città Civile Daniela Zappatore, che censura i toni del discorso del primo cittadino: “Un discorso che avrebbe fatto bene a lasciare lì dove era. Un discorso il suo, che pindaricamente ha scomodato le rivoluzionarie conquiste dei cinesi e dei californiani per sorvolare i locali e imbarazzanti fallimenti. Un discorso che ha inneggiato alla democrazia, ma che non ha ammesso che l’antifascismo è la prima profonda radice di questa. Un discorso, farcito di ipocrisia, nel quale il sindaco, che è sindaco di tutti, ha invocato la fine di un approccio storico divisivo e la costruzione di una memoria condivisa, ma volutamente ed in modo ostinato ha impedito l’esecuzione del ‘bella ciao’. Il canto divenuto nel mondo simbolo di libertà e resistenza a tutte le oppressioni a Terlizzi, città di don Pietro e Gioacchino, martiri della resistenza, non si può suonare. Ho chiesto al sindaco il motivo. Mi ha risposto che esiste un protocollo e non si può trasformare il corteo in una festa di piazza. Vorrei leggere il passaggio del protocollo dove è elencata la playlist dei brani consentiti! Dietro i protocolli (mai rispettati in altre circostanze) e dietro i regolamenti (vedi cittadinanza ai bimbi stranieri) ci si nasconde quando non si può riportare, apertamente, le proprie scelte a ideologie ormai stinte. E capisco pure la paura della festa di piazza. Le piazze sono il simbolo dello stare insieme, della condivisione, della partecipazione. Quanto di più lontano dalla forma mentis e dall’ operare di questa amministrazione!!! Che belle, invece, le feste di piazza! Oggi la nostra bella piazza si sarebbe vestita dei colori limpidi e chiari della democrazia e della libertà. Oggi Terlizzi era, invece, vestita di nero! E il canto del ‘bella ciao’ è partito ugualmente… dal cuore!”

venerdì 26 Aprile 2019

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