Sabato scorso anche Terlizzi è scesa in piazza per schierarsi contro ogni forma di discriminazione razziale ed in difesa dei diritti umani.
L’autoconvocazione di cittadini, organizzata dal collettivo La Garra in adesione al movimento nazionale “L’Italia che resiste”, ha fatto registrare la partecipazione attiva ed appassionata di tanti uomini, donne ed associazioni locali.
Una vera e propria catena umana pacifica e colorata ha manifestato il proprio dissenso nei confronti delle politiche che il governo nazionale sta adottando in materia di immigrazione, facendo simbolicamente sventolare bandiere arcobaleno recanti messaggi di pace e componendo davanti al municipio l’eloquente scritta a caratteri cubitali “fateli scendere”.
Il numero delle realtà associazionistiche – politiche e non – che hanno testimoniato con la loro presenza l’intenzione di “resistere alle scelte inumane di chi vorrebbe lasciar morire in mare chi scappa dalla guerra, dalla fame e dalla povertà” è stato significativo, ed i loro resoconti scritti e fotografici dei giorni successivi la dicono lunga sulla riuscita dell’iniziativa, svoltasi simultaneamente anche in molte altre città italiane.
La Corrente, Giovani Democratici, Pd, Città Civile, l’associazione culturale Vico Quarto Mazzini, WondeRadio, The Vinyl Breakfast Club, Collettivo Zebù, Azione Cattolica, Libera, PrimaVera Alternativa sono solo alcuni dei soggetti del territorio che hanno deciso di appoggiare la manifestazione, assieme alle tante persone comuni che hanno risposto all’autoconvocazione de La Garra.
“Oggi l’Italia che resiste è scesa in piazza – ha commentato Città Civile -. Il movimento spontaneo partito da Torino ci fa capire che abbiamo la grande responsabilità dell’educazione verso noi stessi. Dobbiamo accompagnare i nostri concittadini, i nostri amici verso luoghi più sicuri fatti di accoglienza e di amore”.
Non sono poi mancate le reazioni anche dei politici terlizzesi, alcuni dei quali hanno presenziato fisicamente all’iniziativa.
Daniela Zappatore, consigliera comunale di Cc, ha espresso in una nota online il suo punto di vista su quella che ha definito come la giornata della vita”.
“Fateli scendere”, è il suo appello. “Facciamo scendere gli immigrati, ma anche i terremotati, i disoccupati, gli anziani soli, i malati, le famiglie che non arrivano a fine mese.”
“I barconi carichi di sofferenza riempiono il mare della vita. E davanti all’umanità dolente che non ha colore di pelle, che non ha razza, che non ha ceto sociale, non esiste un prima o un dopo, ma solo un subito!”
“Questa è la Terlizzi che ci piace. Più di 200 persone oggi in piazza, sfidando il freddo e il vento. Per restare umani”, si legge in un post de La Corrente.
Anche Michelangelo De Chirico, consigliere comunale del Pd, ha lanciato il suo messaggio su Facebook: “Tutti insieme resistiamo stretti sul barcone della solidarietà, della pace, dell’umanità per battere le barche dell’odio, dell’indifferenza, dell’arroganza e della violenza”.
Il successo complessivo della mobilitazione “L’Italia che resiste” sta tutto nei numeri: circa trecento comuni da nord a sud Italia e migliaia di cittadini hanno trasformato i loro Palazzi di Città in presìdi per dire “no” ad ogni politica di chiusura sul tema delle migrazioni e ad ogni forma di razzismo esplicito e latente nella dialettica democratica nazionale.
L’auspicio è che a tali manifestazioni di dissenso si unisca sempre la consapevolezza che soltanto attraverso una strategia d’accoglienza integrata e condivisa a livello europeo sia possibile garantire a chi è costretto a lasciare la sua terra d’origine per sopravvivere delle condizioni di vita stabilmente dignitose.