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Caso Censum, in Pinacoteca va in scena uno stucchevole consiglio-tonnara

Gianpaolo Altamura
Gianpaolo Altamura
consiglio comunale
L'attesa discussione sulla sentenza di primo grado del processo non ha praticamente luogo. L'opposizione: «Non ci fanno vedere la relazione Mendicini». Il sindaco: «Non l'avete richiesta correttamente»
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Quello andato in scena ieri sera è stato, com’era ampiamente prevedibile, uno dei consigli comunali più aspri degli ultimi anni di politica terlizzese, certamente uno dei più infervorati del secondo mandato Gemmato.

Già a pochi minuti dal fischio di inizio, l’attesa assemblea sul caso Censum si è trasformata in una vera e propria tonnara, caratterizzata da una sequenza impressionante di rimpalli verbali tra maggioranza e opposizione, con attacchi incrociati che poco hanno avuto della normale dialettica politica, trascendendo invece con frequenza allarmante in un aperto scambio di scorrettezze: da segnalare, in particolare, uno scontro ravvicinato alla Ok Corral tra i consiglieri Volpe e Adamo.

Malgrado la convocazione della seduta sia stata richiesta in via ufficiale sia dal sindaco Gemmato sia dall’opposizione, il dibattito non si è spinto mai sul terreno giudiziario e politico, arenandosi quasi subito nelle secche delle questioni procedurali e finendo, di fatto, bloccato, asfissiato anzi, entro lo sterile muro contro muro eretto dalle parti. Circostanza, questa, che a nulla ha portato se non all’esasperazione del conflitto e alla faziosità più controproducente, bypassando ogni fair play. Risultato desolante: chi, in loco o in streaming, nutrisse la legittima aspirazione a comprendere la posizione dell’amministrazione comunale sulla sentenza del processo primo grado (che pure ha coinvolto un suo importante dirigente) se ne è andato a dormire digiuno di risposte e, probabilmente, più confuso di prima. Quasi sei ore di dibattimento non sono state sufficienti a delineare anche solo per sommi capi il quadro della spinosissima questione, su cui non più di due settimane fa il Tribunale di Trani si è espresso con chiarezza, condannando per peculato la dirigente del I Settore Finanziario del Comune di Terlizzi, Francesca Panzini, a 3 anni e 6 mesi e il rappresentante legale della ex società di riscossione dei tributi Vito Redavid a 5 anni di reclusione. Entrambi inoltre sono stati interdetti “in perpetuo” dai pubblici uffici e dovranno risarcire la somma di 1 milione e 100mila euro circa al Comune di Terlizzi.

Fin dalle prime battute i consiglieri di opposizione Sigrisi, Zappatore, Grassi e Volpe hanno espresso la difficoltà ad intervenire sul caso Censum in mancanza della relativa documentazione, che – è il capo d’accusa – gli uffici comunali competenti non hanno fornito in tempo utile all’assise. La consigliera di Città Civile Zappatore afferma in apertura di aver richiesto nei giorni scorsi tramite Pec gli atti, ma senza apprezzabile risposta. La maggioranza controbatte affermando che il dossier sarebbe stato disponibile, se solo la domanda fosse stata regolarmente protocollata. Il segretario comunale Rutigliano conferma che ogni consigliere ha diritto agli incartamenti richiesti, se li richiede nei termini previsti. Su questo nodo formale si accende il conflitto: l’opposizione accusa la maggioranza, con il sindaco Gemmato in testa, di fare catenaccio, creare una cortina fumogena atta a sabotare ogni possibilità di ricostruire con precisione filologica la trama delle responsabilità legate allo scandalo tributario.

Soprattutto, argomenta la minoranza, sarebbe stato interessante, oltre che necessario, prendere visione della relazione stilata dall’avvocato Italia Mendicini, in base alla quale l’amministrazione comunale ha deciso agli albori del processo tranese di non costituirsi parte civile contro la dirigente finanziaria del Comune, ma soltanto nei confronti di Redavid. Tuttavia, lamentano i consiglieri, il parere legale non è stato mai messo a disposizione dal sindaco – che, anzi, viene esortato, senza successo, a leggerlo seduta stante da Daniela Zappatore.

Per tutta risposta, Gemmato definisce il centrosinistra “irresponsabile” per essere giunto impreparato a una seduta che pure ha reclamato con urgenza. “Se vogliamo dirla tutta, gli atti – replica a muso duro il sindaco ai consiglieri Grassi e Volpe – erano disponibili sull’Albo pretorio e sarebbe bastato scaricarli e stamparli. Non siete superiori ai normali cittadini”. “Anche il parere dell’avvocato Mendicini era sull’Albo?”, incalza Daniela Zappatore, col risultato di indispettire il primo cittadino, che rinfaccia a una parte rumoreggiante del pubblico in sala di essere una “claque” del centrosinistra. La situazione resta in stallo, sfociando in un botta e risposta che il presidente del consiglio Ruggiero dura fatica a disciplinare. Al culmine delle ostilità, alcuni consiglieri abbandonano per qualche minuto l’aula, con la minaccia (senza seguito, almeno per il momento) di recarsi in caserma dai carabinieri per denunciare l’inaccessibilità degli atti. Molti, in realtà, si spostano dietro le quinte del salone della Pinacoteca per dar sfogo al crescente nervosismo.

Dai banchi dell’opposizione, poco dopo, Giuseppe Volpe parla apertamente di “riduzione della democrazia”, criticando l’arroccamento della maggioranza dietro il regolamento: “non ci interessano le questioni procedurali, non ci sono state date le carte per discutere e dobbiamo essere messi nelle condizioni di discutere nel merito”. Il consigliere polemizza con la tendenza al monologo di Gemmato, che pure ammette di non avere il dono della sintesi: “La città ormai ha capito come stanno le cose. Non si dica che non vogliamo discutere di Censum. Non si può fare un consiglio comunale in cui il sindaco parla e noi ci limitiamo ad ascoltare e fare le domande”, osserva Volpe.

Gemmato rilancia, proponendo di passare oltre la questione pregiudiziale e cominciare a discutere nel merito, anche per non lasciare spazio alla disinformazione dei social, che – spiega – “tendono a ribaltare la realtà dei fatti”: “Ve lo chiedo per rispetto alla città che su questo tema ha voglia di sapere e di non essere lasciata alla disinformazione che spesso sui social prova a ribaltare le responsabilità su questo caso”.

Nelle ultime fasi della trattazione, prima di passare al secondo, trascurato ordine del giorno, quello sul rischio Xylella nel sudbarese, Michelangelo De Chirico deposita infine una istanza formale per richiedere la programmazione a breve termine di un’altra assemblea – questa volta supportata dalle “sudate” carte – sul caso Censum. A questo punto prende la parola il consigliere di maggioranza Caldarola (il solo a intervenire tra i banchi della maggioranza oltre al sindaco), che stigmatizza aspramente la condotta dell’opposizione, rea di ostacolare in questo modo la ricostruzione della verità sull’annoso scandalo tributario, le cui radici politiche – sostiene – sono comunque da ricercarsi ai tempi della consiliatura di centrosinistra Di Tria. “Nessuna paura di parlarne da parte nostra”, assicura Caldarola. “Però, oltre alla perdita di tempo, state procurando un danno erariale alla città perché sarà necessaria un’altra assemblea”. Il consiglio più brutto e stucchevole degli ultimi anni finisce oltre mezzanotte dopo ore di inutili contrasti a centrocampo.

In mattinata il centrodestra ha rincarato la dose, definendo l’”opposizione allo sbando. Arrogante, guerrigliera, scomposta, incapace di discutere serenamente su un argomento di estrema delicatezza quale il caso Censum. Chiedono il consiglio comunale urgente, poi fuggono quando si accorgono di collezionare figure poco edificanti. Infatti la minoranza si incarta e propone persino di continuare il consiglio comunale sulla Censum a porte chiuse, poi torna sui propri passi e chiede di rinviare la discussione ad un altro consiglio comunale. Assurdo!”, attacca il centrodestra. “Si continua a fare questioni procedurali, richieste di fotocopie di faldoni o elenchi di documenti per nascondere l’unico obiettivo di una minoranza completamente disorganizzata, quello di attaccare personalmente il sindaco e gettare discredito sulla maggioranza. Purtroppo dimostrano la totale impreparazione sull’argomento e l’incapacità di portare avanti un ragionamento credibile”.

“Se qualcuno crede di vendicarsi della propria sconfitta elettorale cavalcando una sentenza che condanna altri soggetti ma nessuno degli attuali amministratori, si sbaglia di grosso. Va ricordato che i cittadini hanno scelto questo sindaco e questa maggioranza nelle urne, nonostante una campagna elettorale basata esclusivamente sulla questione Censum. Ci aspettavamo una opposizione determinata e costruttiva, abbiamo incontrato un gruppo di ultras ignoranti pronti agli scontri di piazza”, commenta la maggioranza.

Il cui atteggiamento è stato per Città Civile “uno spettacolo indegno per una assise democratica”. Il sindaco, in particolare, è “un uomo solo al comando che punta i piedi ad ogni richiesta di accesso agli atti che reputa, a seconda della convenienza, troppo tardiva per taluni o troppo precoce per altri”, spiega il movimento. “Richieste che si fermano in uffici invece di proseguire l’iter amministrativo, Pec che non arrivano ai destinatari o destinatari che fanno finta di non averle ricevute. Ad un certo punto, con parte dell’opposizione fuori dall’aula il mistificatore ha intrattenuto i pochi presenti con una ricostruzione tutta sua dei fatti senza mai nominare la Dirigente del Comune di Terlizzi condannata. Daniela Zappatore ha chiesto la lettura del documento: ‘Sindaco, legge la relazione? Si o no? E se no, il segretario comunale può darci un chiarimento tecnico-amministrativo?’. A questa semplice domanda Gemmato è parso imbarazzato ed in difficoltà. Cosa c’è scritto in quella relazione? Perché non ne concedono una copia ai consiglieri comunali?”, è l’interrogativo.

Cc rileva inoltre il “silenzio assordante dai banchi della maggioranza, statue di cera” che “hanno offerto una inspiegabile copertura politica e nascosto documenti utili per comprendere come sono andati i fatti. Insomma, degrado e svilimento senza precedenti. Forse i soldi dei cittadini terlizzesi non torneranno indietro, i reati andranno in prescrizione e potranno anche dire che qualcuno è stato assolto. Non abbiamo ancora toccato il fondo perché come nelle peggiori ritirate le truppe occupanti lasciano dietro di sé più distruzione di quanta ne abbiano prodotta fino a quel momento”, conclude il movimento.

Anche per La Corrente Gemmato ha avuto un atteggiamento capzioso, dal momento che ha offeso “i consiglieri comunali di minoranza non fornendo la dovuta documentazione (richiesta anche per iscritto), per poi apostrofarli come ‘gente che non sa leggere e scrivere’”. Il sindaco, prosegue il movimento, “offende l’intelligenza attaccandosi ai cavilli fino a giungere a un paradossale ‘manca la stampante per fare le copie dei documenti’”.

“Siamo stanchi del loro immobilismo, del silenzio dei consiglieri di maggioranza che delegano tutto al sindaco e a un unico consigliere portavoce, del loro irridere tutto e tutti – continua La Corrente -. Questa maggioranza ormai rappresenta solo se stessa. Terlizzi non ha più bisogno di loro, di questo inutile fardello”.

Il movimento politico ha annunciato per questa sera (alle ore 20 nella sede di Via Amedeo) una assemblea pubblica “suppletiva” per ricapitolare gli ultimi sviluppi del caso Censum a integrazione (sic!) dell’oltremodo prolisso consiglio di ieri sera.

mercoledì 23 Gennaio 2019

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