Politica

Zappatore: «Sto con tutti i sindaci che combattono contro il decreto Salvini»

Michele Colaleo
daniela zappatore
Dura presa di posizione del consigliere comunale di Città Civile, che con un post sul suo profilo Facebook si schiera al fianco di tutti i primi cittadini che vogliono disapplicare le nuove disposizioni sui permessi umanitari
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Il D.L. n. 113 del 4 ottobre 2018 in materia di immigrazione e sicurezza pubblica è ufficialmente diventato legge dello Stato il 3 dicembre dello scorso anno. Il provvedimento, fortemente voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha immediatamente sollevato importanti dubbi di costituzionalità legati alla stretta sui diritti umani, civili e politici degli immigrati che si trovano a vivere e lavorare dentro i confini nazionali.

L’intero percorso di approvazione del decreto è stato accompagnato da numerose manifestazioni di dissenso da parte dei Sindaci di tante città italiane, che hanno votato dei documenti con cui veniva richiesto di sospendere l’applicazione delle nuove norme da esso introdotte.

Alle prese di posizione di centri come Torino, Bologna e Parma si è unita anche quella di Terlizzi, dove a fine novembre i consiglieri di opposizione Zappatore, Sigrisi e Volpe hanno sottoscritto la proposta di congelare gli effetti dell’articolato di legge a firma Salvini “fino a conclusione dell’iter parlamentare, al fine di aprire un confronto con le istituzioni locali per valutarne l’impatto in termini economici, sociali e di sicurezza sul territorio”.

L’iniziativa – ricorda Zappatore nella sua ultima nota Facebook – “era promossa in tutta la Regione dal Sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio e dal movimento politico Italia in Comune”, allarmati dalle stime dell’Anci, che prevedono un aumento di spesa di circa 280 milioni di euro per gli enti locali, sui quali il decreto sposta tutto il sistema sanitario e di accoglienza degli immigrati.

Il governo non ha dato molto ascolto a queste prime e diffuse voci di dissenso, tanto che secondo Zappatore “esso è stato concepito in assenza assoluta di condivisione, concertazione e confronto, preferendo perseguire il consenso elettorale” ed ignorando pure l’appello del capo dello Stato, che aveva esplicitamente richiesto di correggere alcuni punti del testo più controversi sui diritti umani fondamentali.

L’accusa di incostituzionalità e di introduzione di discriminazione tra cittadini italiani e stranieri è alla base anche delle recenti dichiarazioni del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che il 2 gennaio ha tuonato: “Su alcuni temi, e tra questi il rispetto dei diritti umani, io ho una visione e una cultura diversa da quella del Ministro dell’Interno, ma qui siamo di fronte a un problema non solo ideologico, ma giuridico. Non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di razziale”.

Il riferimento di Orlando è alle nuove norme stabilite dall’articolo 1 del decreto sicurezza, che elimina i permessi di soggiorno per motivi umanitari, sostituendoli con permessi “speciali” più difficili da ottenere per il richiedente asilo. Essi potranno essere concessi soltanto per curare malattie estremamente gravi, per le vittime di violenza, per calamità naturali nel Paese di origine, per i lavoratori sfruttati e per atti di eroismo. Anche chi non ha questi requisiti, ma rischia la tortura o la persecuzione se rimpatriato, potrà accedere ai nuovi permessi, che per legge – secondo l’articolo 13 del decreto – costituiscono un documento di riconoscimento non sufficiente a permettere l’iscrizione all’anagrafe e ad ottenere la residenza.

Ciò comporta l’esclusione di molti immigrati da tutta una serie di prestazioni sociali, come la frequenza delle scuole per i minori e l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, trasformandoli così in individui non più tutelati dallo Stato italiano.

“Ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’Inps e fra qualche settimana o mese saranno ‘senza documenti’ e quindi illegali”, ha affermato Orlando, che ha deciso di passare dalle parole ai fatti.

L’atto di “disobbedienza” del Sindaco di Palermo si è tradotto in una comunicazione scritta ai responsabili dell’ufficio anagrafe, con la quale ha impartito la disposizione di “sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.

L’iniziativa di Orlando ha suscitato reazioni di segno contrapposto: se tanti Sindaci – De Magistris e Nardella in testa – sono usciti allo scoperto e dicono di voler seguire il suo esempio, Salvini ha ricordato “a questi Sindaci di sinistra che il decreto sicurezza è stato approvato da governo e Parlamento e firmato dal Presidente della Repubblica (ed è quindi una legge dello Stato). Orlando vuole disobbedire? Non manderò l’esercito, ma ne risponderà legalmente”.

Zappatore si schiera senza se e senza ma con i Sindaci “disobbedienti”, sostenendo che in realtà “non si tratta di disobbedienza civile, ma di obbedienza alla Carta costituzionale”.

Il consigliere di Città Civile chiarisce il suo pensiero rendendo omaggio a don Milani e don Tonino: “Guardo a loro e a chi come loro salva l’uomo senza se e senza ma. Di qualsiasi colore e a qualunque Stato appartenga. La vita è sacra, va accolta e salvaguardata. Questa è la mia legge. E mai mi riconoscerò in chi semina odio, rancore e crea divisioni”.

sabato 5 Gennaio 2019

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