3 anni e 6 mesi e 5 anni.
Si tratta della richiesta di condanna espressa dal pubblico ministero del processo Censum, giunto ieri alla sua ultima udienza prima della sentenza di primo grado.
Le richieste riguardano, rispettivamente, Vito Redavid, legale rappresentante della Censum spa, la società di gestione in concessione della riscossione delle entrate pubbliche operante a Terlizzi ai tempi dei fatti contestati, e Francesca Panzini, dirigente del I settore affari economici presso il Comune di Terlizzi nello stesso periodo, attualmente in carica. I capi d’accusa per entrambi sono tentata concussione, peculato ed abuso d’ufficio nella gestione e riscossione dei tributi comunali.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza nell’ambito degli accertamenti sulle cosiddette “cartelle pazze”, si concentra in particolare sugli anni 2008, 2009 e 2010, nei quali si è registrato un notevole ritardo nel transito dei tributi incassati dalla Censum al Comune.
Il dibattimento finale ha visto la requisitoria del pm e gli interventi delle parti civili, tra cui Città Civile, rappresentata dall’avvocato Michele Di Pinto. Nella prossima udienza, programmata per il 19 dicembre 2018 (ore 10), è in programma l’intervento del collegio di difesa, a seguito della quale ci sarà la lettura del dispositivo della sentenza di primo grado.