Il dato conseguito dal centrodestra di Terlizzi, che non riesce a raggiungere nemmeno la soglia dei 2000 voti, non è soltanto il frutto di un forte consenso raccolto dal sindaco eletto Michelangelo De Chirico ma anche di una coalizione che è arrivata del tutto impreparata all'appuntamento con le urne.
Il progetto politico che portò all'elezione, per ben due volte, del sindaco Gemmato, nella città di Nichi Vendola e di Gero Grassi, aveva smesso di avere vigore già da tempo, senza che venisse rinverdito, alimentato, rinvigorito. Ne è conseguito un fuggi fuggi generale. In barca sono rimasti in pochi e forse ne rimarranno ancora meno. I panni sporchi sono stati lavati in piazza, sui social network, attraverso i comunicati stampa.
Tre sole liste di bandiera per una coalizione che aveva perso il suo candidato sindaco originario a due giorni dalla consegna delle liste, che aveva visto i segretari di partito tagliare la corda e lamentare il proprio dissenso a campagna elettorale in corso. Quasi un invito a distruggere quel che rimaneva dell'eredità politica costruita nell'epoca che portò Gemmato alla vittoria.
Terlizzi, per il centrodestra, era già data per persa. I grandi nomi del centrodestra nazionale da Terlizzi non sono passati. E anche nel comitato elettorale, ieri, durante lo spoglio, non si è visto nessuno se non qualche candidato o qualche tesserato.
In questo clima di sconfitta annunciata Nino Allegretti è colui che, con spirito di servizio, ha deciso di non abbandonare la nave che affondava bensì di porsi al suo timone per salvare il salvabile, a costo di una brutta figura personale. Politico di lungo corso, Allegretti era pienamente consapevole della difficoltà dell'impresa, del fatto che la battaglia politica non aveva uomini su cui poter contare, che sarebbe stato percepito (dai suoi sodali ma anche dai cittadini) come l'alternativa al candidato sindaco originario, a Ruggiero.
Nella debacle del centrodestra Nino Allegretti è uno dei pochissimi a non essere uno sconfitto.