Cultura

“La fabbrica dei Santi”, l’ultimo studio di Francesco Di Palo

La Redazione
Statua dell'Assunta (Molfetta)
Partendo dalla solennità dell'Assunzione della Vergine Maria, che ricorre oggi, l'esperto di storia e arte parla del suo libro dedicato alla statuaria sacra
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È disponibile, al Museo Diocesano di Molfetta, il nuovo libro di Francesco Di Palo, “La fabbrica dei Santi. Francesco Verzella e le botteghe di Picano Testa Citarelli. Aspetti e firme della scultura in legno napoletana dell’Ottocento tra ‘capiscuola’ comprimari allievi epigoni” (Claudio Grenzi Editore).

Così, sulla sua pagina Facebook, il cultore ruvese – ma terlizzese di adozione – di storia e arte scrive della sua opera, partendo dalla «[…] grande festa cristiana dell’Assunzione della Vergine, dogma relativamente recente ma sedimentato nel sensus fidei, e tema sul quale si sono confrontati anche gli “scultori di legnami” offrendo interpretazioni di notevole bellezza e vigore plastico. […] l’Assunta di Molfetta e Castello di Alvito (Verzella 1809, 1811) in tutto il loro splendore e quella calabra (Patalano 1724) di Spezzano Piccolo. Tre delle numerosissime statue che potrete ‘incontrare’ … dopo non poche traversie, pandemia inclusa… ne “La fabbrica dei santi” per i tipi di Claudio Grenzi Editore.

Non sta a me alcuna valutazione sul valore critico e letterario, compito che spetta a lettori amatori e studiosi il cui giudizio potrà anche essere severo. Posso solo dire di aver percorso migliaia di chilometri e strade che neanche conoscevo, visitato centinaia di borghi città paesi di cui spesso ignoravo l’esistenza, almeno il triplo di chiese, oratori, musei, cappelle, luoghi d’arte di Calabria, Molise, Basilicata, Campania, Abruzzo, Lazio oltre che della mia amatissima Puglia (le Puglie)… Perché una ricerca non fatta “a tavolino” richiede di respirare l’aria dei luoghi, annusare gli odori, ascoltare le storie, “empatizzare” con gli abitanti. Ho così contratto nuove amicizie e consolidato quelle antiche, ho conosciuto preti “pre” e ‘post’ conciliari, amabili nella conversazione quanto intransigenti nella custodia del patrimonio spirituale e materiale affidato alle loro cure… confratelli entusiasti, storici locali smaniosi di mostrare i tesori delle più recondite contrade. Ho conosciuto meglio, innamorandomene perdutamente, l’Italia schietta e vera che ci si ostina a definire “minore”, ma bellissima e struggente sebbene poco nota … o forse bellissima e struggente, appunto, perché timida e defilata. Perché è il filo della bellezza a tenere insieme il Paese… anche quando questo è devastato da scelte scellerate.

Questa esperienza, esaltante soprattutto dal punto di vista umano, è ora concentrata, forse troppo concentrata, in 630 pagine, 700 immagini a colori, storie … spero incontri, insieme alla critica, anche la simpatia e gradimento. A tutti il mio grazie di cuore… davvero sentito.

Sia consentita una considerazione. In giorni dominati dal terrore e dalla morte, con le immagini di distruzione di Beirut simbolo degli scempi di vite e creato nel mondo, c’è da chiedersi se i nostri impegni e racconti hanno ancora un senso…Il pensiero è subito andato alle parole accorate forti autorevoli, attualissime, pronunciate nel 1965 da un grande e forse un po’ accantonato papa, Paolo VI: “Il mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione”.

Riprendiamo e rafforziamo il dialogo con la bellezza e la verità per non precipitare nella disperazione».

domenica 16 Agosto 2020

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