Cronaca

Undici arresti a Gallipoli per traffico di cocaina: c’è un terlizzese

La Redazione
carabinieri
Agli arresti domiciliari Luca Di Battista, 26 anni, nato a Terlizzi ma residente nel leccese
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Undici arresti per traffico di droga a Gallipoli: c’è anche un terlizzese, Luca Di Battista.

Il blitz è avvenuto all’alba al termine dell’indagine condotta dalla Procura antimafia di Lecce. Gli arrestati avevano base a Taviano e piazza di spaccio nella località balneare. L’operazione, denominata “Amici miei” e condotta dai carabinieri della compagnia di Gallipoli, si è servita di perquisizioni e sopralluoghi con il supporto dei cani delle unità cinofile e degli elicotteristi dell’Arma, sfociando in tre misure di custodia cautelare in carcere e otto arresti domiciliari.

La banda utilizzava termini del vernacolo per indicare le partite di cocaina: “vagnone” (“ragazzine” nel dialetto salentino) e “amici” erano i termini scelti per indicare le confezioni di polvere bianca. In manette tre persone: Vincenzo De Matteis,43 anni, residente a Taviano, ed elemento di spicco della Sacra Corona Unita; Saimir Sejidini, ventisettenne nato in Albania e residente a Taviano; Klodian Shehaj, 36enne albanese anch’egli residente a Taviano.

Ai domiciliari Luca Di Battista, 26enne nato a Terlizzi e residente a Mancaversa; Pasquale Di Battista, 32enne nato in Germania e residente sempre nella marina tavianese; Danel Gjoci, 20enne, albanese residente a Taviano; Roxhers Nebiu, 27enne albanese residente a Melissano; Gilberto Perrone, 22enne nato a Gallipoli e residente a Taviano; Domenico Scala, 21enne nato a Gallipoli e residente a Taviano; Enri Shehaj 25enne albanese residente a Rutigliano. Rrapush Tafa, 25enne albanese e residente a Racale, si trova all’estero dopo il decreto di espulsione eseguito nel febbraio del 2018.

L’organizzazione aveva sede a Taviano ed era specializzata nel rifornimento, taglio e distribuzione di cocaina, destinata ai paesi limitrofi come Racale, Alezio, Alliste e, soprattutto, il redditizio mercato gallipolino. I carabinieri hanno documentato migliaia di cessioni di dosi, che avvenivano prevalentemente con il sistema “Drug and drive”, cioè scambiando le confezioni di stupefacenti dai finestrini di due auto accostate, di preferenza in luoghi bui e lontani da occhi indiscreti. Le “cipolline”, come erano chiamate le dosi dai componenti della banda, pesavano di mezzo grammo l’una e venivano vendute a sessanta euro cadauna, per un business globale stimato dall’Arma in circa trecentocinquantamila euro.

lunedì 17 Settembre 2018

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