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“Mazz’ e panell’ fascene l’ fegghie bell'”: la tradizione del pane di San Nicola

La Redazione
la panella di san nicola
La "panella del Santo" non è altro che una pagnotta che veniva impastata con la farina acquistata con i proventi della novena di San Nicola e distribuita poi ai poveri
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San Nicola, come è noto, è forse la figura folclorico-ecclesiastica più amata dai bambini, tanto da essere stato assimilato, nella cultura anglosassone, a Babbo Natale, alias Santa Claus.

Forse non tutti i terlizzesi sanno però che una delle massime più popolari nella nostra città si deve proprio a una antica tradizione nicolaiana.

Lo spiega la storica locale Olga Chiapperini che ha messo in luce il collegamento esistente tra il detto “Mazz e panell’ fascene l’ fegghie bell'” e la ricorrenza di San Nicola a Terlizzi.

Già, perché la “panella del Santo” non è altro che una pagnotta che veniva impastata con la farina acquistata con i proventi della novena di San Nicola, a cui era perciò consacrata. Il pane, che aveva una forma tri-gibbosa, richiamante l’attributo peculiare del Santo, ovvero le tre palle, veniva distribuito nella giornata dedicata al Vescovo di Mira ai poveri.

“Dalla farina, ricavata dalla questua della novena di S. Nicola, si infornavano pani a forma di 3 palline accostate (in ricordo dei miracoli del Santo): “I panèll”. Dopo benedetti, venivano distribuiti ai poveri. Un’altra parte, abbrustolita, si conservava religiosamente per scacciare il male o la cattiveria”, scrive attraverso la pagina social della Unpli Pro Loco la Chiapperini, autrice di molte ricerche di valore storico-antropologico inestimabile sulla nostra cultura popolare.

Di qui l’origine del detto: “Mazza e panella fanno i figli belli”. Come dire, San Nicola non è solo dispensatore di gioie ludico-alimentari, ma anche auspice della buona costituzione fisica e morale dei pargoli.

La tradizione di San Nicola vede la nostra città tra le poche, in Europa e nel Mondo, in cui il Vescovo in persona viene a portare i doni ai bimbi. “La forte devozione del popolo terlizzese verso il Santo di Myra inizia proprio dal giorno dell’approdo delle ossa a Bari avvenuto il 19 maggio del 1087. Alcuni studi sulla traslazione parlano di molti miracoli successi proprio in quel giorno per intercessione di San Nicola”, informa Vito Bernardi, ex direttore della biblioteca comunale, sempre attraverso il canale social della Pro Loco. “Anche una donna terlizzese affetta da paralisi fu miracolata. Questo fatto capitato a una concittadina provocò una diffusione del culto e del nome Nicola e la necessità di avere nel paese una chiesa dedicata al Santo taumaturgo. Dopo dieci anni dalla traslazione Terlizzi già possedeva una ecclesia Sancti Nicolai de Lacu o de Muro (Codice Diplomatico Barese – docc. nn.117-175) che i terlizzesi arricchirono con lasciti e donazioni. Era posizionata alle spalle delle mura e vicino alla Porta del Lago attraverso la quale si entrava nella zona ove stagnavano le acque piovane. La zona, bonificata nel 1796, nella toponomastica prende il nome di Largo Lago Dentro. In un documento notarile, datato febbraio 1098 e stilato nella città di Molfetta, si parla di due terlizzesi, di Grisolito e di suo figlio, il prete Bisanzio, che dopo aver avuto la formale autorizzazione dal feudatario conte Goffredo, figlio del conte Amico, fanno una donazione, quale dote beneficiale in cambio di messe e preghiere, alla ecclesia Sancti Nicolai de Lacu o de Muro in loco Tillizo di una casa vicino alla chiesa, due vigne di vigneto al Sovero, due vacche, un trappeto, un mandorleto, un frutteto ed altro. L’incremento della cinta muraria, voluto dal conte Riccardo ai fini di una maggiore espansione edilizia della civitas, provocò l’inserimento della ecclesia Sancti Nicolai nel contesto urbano. Nel 1260 presentava condizioni statiche precarie (Codice Diplomatico Barese – doc. n. 275) che provocarono il passaggio del relativo titolo e beneficio in una chiesa ricavata in un pianterreno della corte chiamata di San Nicolò. Da ora in poi i documenti la citano come ecclesia Sancti Nicolai de Lacu. Nel secolo XIV passò alle dipendenze dell’Ordine Gerosolimitano della SS. Trinità di Venosa. Nella espansione edilizia del XVI sec. venne a trovarsi nei pressi della casa palazzata della famiglia Lioy. Si presentava a navata unica e si accedeva da un arco detto appunto di San Nicola, tuttora esistente. La venerazione dei terlizzesi verso il Santo di Myra era testimoniata anche dalla presenza nella chiesa di Santa Maria della Stella (1629) di un altare dedicato a San Nicola, riportato negli Atti di Visita Apostolica del vescovo Pacecco (1725). La ecclesia Sancti Nicolai de Lacu per secoli si rivelò un polo di attrazione del culto nicolaiano. Con il passar del tempo la mancanza di manutenzioni causò il suo abbandono e la trasformazione ad uso profano. Il culto e la devozione verso il Santo di Myra non cessarono anzi si rafforzarono trovando nuova linfa con il passaggio, agli inizi del Novecento, del titolo nella chiesa di San Giuseppe, già di Sant’Anna delle monache Clarisse. L’interno possiede in una nicchia laterale la statua del Santo in cartapesta, la quale presenta i tratti tipici della agiografia nicolaiana: San Nicola in abiti vescovili che benedice con la mano destra, alla greca (con l’indice e l’anulare), il pallio, il pastorale, il Vangelo con tre sfere d’oro offerte a tre fanciulle da maritare, Adeodato accanto al Santo (il coppiere dell’emiro di Creta salvato dalla schiavitù), ai piedi la tinozza con i tre fanciulli risuscitati che un oste brutale uccise. La chiesa di San Giuseppe il 5 e il 6 dicembre viene visitata dal popolo, ma particolarmente dai bambini che lasciano ai piedi della statua di San Nicola le letterine con i loro buoni propositi, spinti dal desiderio di ricevere doni. Una devozione forte e sincera verso il Santo taumaturgo di Myra che si rinnova ogni anno non solo con una numerosa partecipazione alle celebrazioni liturgiche ma anche con iniziative che fanno parte ormai della nostra tradizione, quali la sfilata nel Centro storico della caravella con la quale i marinai baresi trasportarono a Bari le ossa del Santo, a cura della Confraternita di San Giuseppe e la discesa di San Nicola e di Adeodato dalla torre normanna, a cura della Civica Amministrazione”.

La storia del legame tra San Nicola e Terlizzi affonda le radici nella sua stessa fondazione ed è destinata a durare fin quando esisterà la nostra città.

domenica 6 Dicembre 2020

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