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Parla Lucia, la prima paziente terlizzese guarita dal Covid-19: «Non sottovalutate questo virus»

Gianpaolo Altamura
Gianpaolo Altamura
Parla Lucia
Ricoverata a metà marzo al Policlinico di Bari, Lucia Fusaro è stata dichiarata guarita e dimessa ieri mattina. TerlizziLive l'ha intervistata
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È stato il primo caso accertato di Covid-19 a Terlizzi ma, per fortuna, anche la prima nostra concittadina a essere dichiarata guarita dal virus che da settimane sta infuriando in gran parte del globo, costringendo centinaia di milioni di persone a stravolgere le proprie abitudini e a limitare la propria libertà di movimento per evitare il contagio.

Ricoverata il 15 marzo scorso con febbre alta e sintomi di difficoltà respiratoria, Lucia Fusaro ha trascorso due settimane nella Pneumologia del Policlinico di Bari, di cui buona parte in isolamento. Ieri mattina, finalmente, la paziente terlizzese numero 1 è stata dimessa e, tornata a casa, a Terlizzi, ha accettato di avere un colloquio – rigorosamente telefonico – con TerlizziLive.

47 anni a giugno, italianissima di origine ma argentina di nascita – come la chiara inflessione ispanica testimonia dall’altra parte della cornetta –, Lucia dichiara di sentirsi attualmente abbastanza bene e di avere bisogno di qualche giorno ancora per rimettersi al meglio.

“Non sono mai stata in terapia intensiva, né attaccata al respiratore. Ho avuto febbre alta nei primi giorni di degenza, fino a 40, ma dopo tutto è andato per il meglio. Un po’ di paura c’è stata, ma solo nei primi momenti. Ho pregato che tutto andasse per il meglio ed è andata bene, per fortuna.”

Quali sono stati i sintomi che l’hanno insospettita?

“Oltre ai normali sintomi influenzali, il mercoledì prima del ricovero [l’11 marzo, n.d.r] ho cominciato a sentire un po’ di difficoltà respiratoria. In un un primo momento avevo collegato quel malessere ai miei problemi bronco-polmonari, da cui sono affetta da tempo. Non avevo pensato al Coronavirus, insomma, ma alla polmonite. Ho anche avuto un presentimento, ma non ci volevo credere. La febbre però non scendeva con la tachipirina e così io e mio marito ci siamo decisi a chiamare il 118 e chiedere aiuto. All’inizio hanno fatto qualche difficoltà, ma una volta che abbiamo descritto i sintomi si sono decisi a intervenire. Sono stata trasportata al Policlinico e sottoposta al tampone, che ha dato la conferma del mio contagio.”

Cosa ha pensato in quei momenti?

“Quando sono arrivata al pronto soccorso del Policlinico ho percepito subito una certa tensione da parte del personale sanitario ad avvicinarmi, ma penso sia comprensibile. C’è stata anche qualche difficoltà per far entrare l’ambulanza, ma poi è andato tutto bene. Forse noi italiani non eravamo preparati del tutto a questo virus, ma credo sia normale. Però mi hanno trattato tutti bene. All’inizio ero preoccupata, quando sei sola fai brutti pensieri, e qualche lacrima è scesa. Ma non mi sono mai abbattuta. Ho pensato ai miei quattro figli e così ho reagito subito, mi sono detta che volevo tornare a casa a tutti i costi. Mi sono affidata a Dio e ho sentito fiducia.”

Come è stato il suo ricovero?

“Ero sola in stanza e passavo tutto il giorno sola. Non avevo contatti con nessuno del reparto, a parte le visite di controllo dei medici e le terapie somministrate dagli infermieri, che mi lasciavano i pasti a distanza, sul tavolo. Non avevo neanche la televisione, così ho passato le mie giornate a pensare, a pregare e a parlare al telefono con le mie sorelle. Nella mia camera avevo una finestra luminosa e guardavo sempre fuori, la luce mi rendeva fiduciosa. Nell’ultima settimana non sono stata in isolamento ed ero in stanza con una signora di circa cinquant’anni, che respirava grazie a una macchina e non stava per niente bene.”

A quale terapia è stata sottoposta?

“Mi hanno somministrato alcuni antibiotici per le patologie polmonari, ma nient’altro. Non sono mai stata in terapia intensiva, quando mi hanno ricoverata avevo la febbre a 40 ma dopo è scesa e sono stata piuttosto bene.”

Quali erano i suoi pensieri ricorrenti?

“Non ho mai fatto pensieri negativi, mi piace la tranquillità e non ho paura della solitudine, so stare sola con me stessa. Penso che le peggiori prove ti rendono migliore, ti fortificano. E poi molti mi hanno fatto sentire il loro affetto, anche sui social network, anche quelli che non conoscevo. Sono in Italia da 21 anni, ma vivo a Terlizzi solo da un anno. Voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, che mi hanno mandato messaggi di sostegno.”

Sa che la sera in cui si è diffusa la notizia del contagio sono circolati su Whatsapp alcuni messaggi non proprio benevoli nei confronti suoi e di suo marito?

“Sì, lo so, e ci sono rimasta male. Alcuni sono stati molto cattivi e questo mi ha disgustato. Mi ha disgustato l’ignoranza e la cattiveria di queste persone. Dicevano cose che non stanno in cielo, né in terra.”

Si è fatta un’idea su come può essere stata contagiata?

“Non so dire come possa essere stata contagiata. A differenza di mio marito, che è tornato dal nord il 28 gennaio, io sono sempre rimasta a Terlizzi. Da quando si è diffusa la notizia del virus e da quando è stata istituita la zona rossa sono uscita solo per fare la spesa e non ho frequentato posti affollati. Non so come sia successo, la realtà è che nessuno è immune”.

Che cosa le hanno prescritto di fare i medici nei prossimi giorni?

“Prima di dimettermi mi hanno fatto due tamponi a distanza di due giorni, risultati entrambi ovviamente negativi. Adesso mi sento un po’ debole, però sono molto contenta di essere a casa. Dovrò restare 15 giorni in isolamento, poi rifarò le analisi.”

Ha un messaggio per quelli che si ostinano a sottovalutare le possibilità di contagio e i rischi legati alla diffusione del virus?

“Voglio dire a tutti di non sottovalutare il pericolo che questo virus comporta. Prendetevi cura di voi stessi, in ospedale ho visto persone che stanno lottando con tutta la loro forza: il Coronavirus non è per niente da prendere alla leggera.”

martedì 31 Marzo 2020

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