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Network Contacts, parla Giulio Saitti: «Un patto per evitare i licenziamenti»

Pasquale Caputi
La sede di Network Contacts in via Olivetti
«Nei prossimi giorni incontreremo di nuovo i sindacati. Se abbandoniamo logiche nazionali e ci concentriamo sulle specificità che la nostra azienda ha soprattutto per il territorio, si può arrivare a una soluzione»
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È un po’ la questione del momento a Molfetta. Una questione che in realtà sta facendo parlare a ogni livello. Network Contacts, azienda di call e contact center diventata un punto di riferimento per il territorio, vive uno dei momenti più difficili della sua storia, con 310 persone a rischio licenziamento. Abbiamo sentito Giulio Saitti, direttore generale di Network Contacts. Dopo tante polemiche, arrivano le sue parole. Parole che entrano nel cuore del problema ma propongono anche soluzioni. L’auspicio è che il dialogo con i sindacati sia fruttuoso.

Giulio Saitti, quali sono i motivi di questa crisi?
«Il nostro settore, come altri, sta vivendo da tempo una profonda crisi a livello nazionale. In questi ultimi anni tutti i principali operatori hanno il più delle volte licenziato e in altre occasioni trovato soluzioni con importanti accordi sindacali. Network Contacts fino ad oggi si è difesa da sola cercando di trovare soluzioni interne e garantendo i posti di lavoro a tutti anche quando i cali di lavoro sono arrivati a toccare il segno negativo del 70%. Finora l’azienda ha voluto distinguersi conservando a ogni costo i posti di lavoro dimostrando responsabilità e un carattere solidale dando delle opportunità a tutto il territorio, sia per il lavoro in quanto tale, sia per lo sviluppo dell’indotto».

Ecco, ci racconta il percorso di Network Contacts in questi anni?
«La nostra azienda è diversa dagli altri operatori del settore perché siamo sostanzialmente una realtà di Molfetta che opera per scelta prevalentemente a Molfetta. In 20 anni da una piccola azienda di provincia siamo diventati uno dei principali attori del settore conservando le nostre radici e la nostra identità, qui sul territorio».

I numeri in compenso sono cresciuti.
«Questa azienda oggi occupa più di 3mila persone del territorio e distribuisce stipendi ogni anno per oltre 65 milioni di euro. In questi anni abbiamo agito principalmente in due direzioni: investimenti per la crescita e lo sviluppo, e investimenti per tutela del nostro principale patrimonio che sono i lavoratori. Abbiamo lottato molto per combattere la crisi, abbiamo provato a prevenirla e a contrastarla e le ricette utilizzate sono state utili ma non sufficienti. La crisi ora colpisce anche noi e non riusciamo più a trovare soluzioni da soli. Oggi fatturiamo quasi 70 milioni di euro l’anno e il costo del lavoro ha raggiunto il 95% del fatturato; e per fine anno prevediamo che raggiunga il 98%. Cosi l’azienda non riesce a stare in piedi. È il nostro senso di responsabilità che ci impone di fare qualcosa senza più alcun indugio, lo dobbiamo a tutti noi lavoratori».

Gli stessi lavoratori peraltro hanno spesso parlato di Network Contacts come di un esempio per il welfare aziendale.
«È il nostro orgoglio. Noi siamo l’unico call center in Italia che da 15 anni offre ai propri dipendenti in modo gratuito l’asilo nido aziendale. In questo modo le lavoratrici possono trovare agevolmente un lavoro affidando i propri figli a eccellenti professionisti del settore. Inoltre l’estate organizziamo il campo estivo per i figli dei nostri dipendenti. Nei periodi di maggiore caldo l’azienda distribuisce frutta fresca acquistata dai produttori locali. Abbiamo pensato ad un welfare aziendale che utilizzi i servizi del territorio in modo tale che l’intera comunità ne possa beneficiare. Siamo orgogliosi di aver investito fino ad oggi grandi risorse in iniziative di welfare. Questo investimento lo abbiamo fatto in silenzio e senza che nessuno ce lo chiedesse. Noi in questi anni abbiamo lavorato per aumentare i diritti dei lavoratori e non accettiamo di essere etichettati con slogan per quelli che tolgono diritti ai propri dipendenti».

Come si esce da questa crisi?
«Sicuramente bisogna agire a livello nazionale cercando di ripristinare un equilibrio maggiore sulla redditività delle commesse. Oggi, per alcune commesse, i costi sono superiori ai ricavi e cosi un’azienda è destinata a morire. Serve un patto che permetta di recuperare quel margine necessario a rilanciare l’azienda verso il futuro».

Parlando invece della situazione al vostro interno?
«Guardando alla nostra situazione, l’attuale condizione ci porta a ritenere che i 310 licenziamenti siano la soluzione indispensabile per salvaguardare anche i posti di lavoro degli altri 2700 dipendenti. Ma ovviamente l’azienda è disponibile a soluzioni alternative che siano concrete e che diano una prospettiva vera di soluzione. Sono settimane che stiamo lavorando con i sindacati in questa direzione».

Qual è la vostra proposta?
«Serve un patto di tre anni se vogliamo evitare i licenziamenti, che pur nel reciproco sacrificio, dia una prospettiva di futuro a tutti. Serve un patto che scommetta sul futuro in cui tutti ci mettono qualcosa. Serve un patto che ci consenta di scrivere i prossimi 20 anni di vita di questa azienda senza lasciare a casa nessuno. Dal nostro punto di vista siamo disposti a garantire a tutti il posto di lavoro continuando a investire, nonostante il periodo, in tecnologia per sviluppare nuove mercati e nuovi servizi agganciando cosi la ripresa economica. Siamo anche disposti ad incrementare l’investimento sul welfare aziendale riconoscendo nuovi servizi ai lavoratori. Ai lavoratori e al sindacato chiediamo soluzioni che ci consentano di avere una tregua salariale che eviti aumenti del costo del lavoro. L’azienda si impegna però a garantire l’attuale netto in busta che percepiscono i dipendenti evitando così ripercussioni sui bilanci familiari avendo preso impegni economici di varia natura come il caso di mutui per l’acquisto della casa. Inoltre, servono soluzioni che consentano una maggiore produttività dei lavoratori per andare a cogliere nuove e diverse opportunità che il mercato ci offre. Questa maggiore produttività non è gratuita come qualcuno ha detto ma l’azienda è disponibile a riconoscere un trattamento economico minimo garantito e a concordare con il sindacato un premio di produttività quando torneranno gli utili. Questo è un patto responsabile che rappresenta molto la serietà e la credibilità che l’azienda ha dimostrato in questi anni. Ora c’è bisogno di dare fiducia a Network Contacts perché con questo patto sono sicuro di poter traghettare tutti noi fuori dalla crisi».

Quali sono i prossimi passi?
«Nei prossimi giorni incontreremo di nuovo i sindacati che fortunatamente dopo l’ultimo incontro del 9 agosto si sono ricompattati. Siamo sicuri che se abbandoniamo logiche nazionali e ci concentriamo sulle specificità che la nostra azienda ha soprattutto per il territorio, si può arrivare a una soluzione di reciproca soddisfazione. Dopo tanti accordi che hanno salvato imprese in altri territori del Paese, ora è arrivato il tempo di Network Contacts e del nostro territorio, ma occorre coraggio e senso di responsabilità che sono certo non mancheranno».

giovedì 22 Agosto 2019

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