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«”Non sono un parcheggiatore”: nessun rispetto per il mio amico disabile al concerto di Carboni»

La Redazione
Il concerto di Luca Carboni al Puglia Outlet Village
Spiacevole episodio avvenuto sabato scorso nel parcheggio dell'Outlet di Molfetta ai danni di un uomo di Terlizzi affetto da cecità, che, accompagnato da alcuni amici, si era rivolto a un vigile urbano in cerca di assistenza
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Andare al concerto di Luca Carboni e ritrovarsi di fronte a un vigile urbano un po’ scostante, in vena di mettere inutili paletti. La disavventura è capitata un uomo di Terlizzi di quarant’anni che, accompagnato da alcuni amici, avrebbe voluto parcheggiare la sua auto – munita di regolare pass per disabilità – nei pressi dell’entrata dell’Outlet Village di Molfetta in occasione dello spettacolo del cantautore bolognese sabato scorso, ma non ha ricevuto un trattamento particolarmente amichevole.

Lo spiacevole episodio è stato riferito da una amica, una trentatreenne terlizzese, ed è stato ripreso dal sito di “vorreiprendereiltreno”, una onlus che si occupa di disabilità e di accessibilità. La stessa ha scritto a TerlizziLive, affidando il suo racconto anche alle nostre colonne:

“Siamo andati a vedere Il concerto di Luca Carboni in un centro commerciale a Molfetta e con noi c’era anche Marco. Marco è un mio caro amico, ci conosciamo da quando eravamo adolescenti. Sei anni fa Marco ha iniziato ad avere problemi agli occhi. Un virus erpetico gli ha fatto perdere prima un occhio e poi l’altro. Circa tre anni fa, all’età di 37 anni, è diventato cieco assoluto.

Siamo partiti da Terlizzi in macchina e avendo un regolare contrassegno per parcheggio riservato alle persone con disabilità, una volta arrivati, mi avvicino ad un vigile per chiedere se oltre ai parcheggi visibili e tutti occupati, ce ne fossero stati altri riservati ai disabili. La sua risposta mi ha lasciato senza parole: ‘Non sono un parcheggiatore’….

Dopo aver girato un pochino ci siamo accorti che molte macchine posteggiate nei parcheggi riservati avevano sul parabrezza una multa perché non avevano esposto il regolare contrassegno. Ho accompagnato Marco in un posto dove poteva ascoltare il concerto e sono tornata dal vigile per far notare che in quei casi è necessario chiamare il carro-attrezzi. Mi ha risposto “Signora, lei dove l’ha parcheggiata la macchina? In situazioni come queste hanno tutti un contrassegno, il suo dov’è?”.

In un attimo il tutore della legge si è trasformato nella persona che mi accusava di voler approfittare della situazione utilizzando la scusa del pass farlocco. Il sangue mi è ribollito dentro. Mentre tornavamo a casa ho pensato alla forza di Marco, ai cambiamenti che ha dovuto subire e alla sua resilienza, a tutti i piccoli passi fatti quotidianamente, alle lotte giornaliere per superare le barriere, sia quelle fisiche e quelle mentali.

Ho pensato a come potesse essere offensivo per chi combatte la propria battaglia giorno dopo giorno, sentirsi insultare da una persona che per lavoro fa ‘quello che fa rispettare le regole del vivere civile’. Scrivo questo perché in quel preciso momento, rossa di rabbia, non ho avuto la prontezza di dire al vigile che con quelle parole stava distruggendo le speranze di Marco, tutti i suoi sforzi per rendere la sua vita migliore e il paese in cui viviamo un posto più accessibile a tutti.

E lo scrivo proprio nei giorni in cui molti si ergono a paladini della giustizia, difensori della legge applicata, di quell’ordinamento giuridico al quale facciamo ricorso solo per difenderci dalla paura del diverso e per sostenere la legge del più forte”.

domenica 7 Luglio 2019

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