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Vendola torna a parlare dopo il malore: «Ho avuto paura di non farcela»

La Redazione
nichi vendola
«Nel tragitto in ambulanza da Montecitorio al Gemelli ho rivisto il film della mia vita»
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A poche settimane dal malore che lo ha costretto a un periodo di ricovero al policlinico Gemelli di Roma, Nichi Vendola torna a parlare in pubblico. Lo fa con una lunga intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera”, in cui affronta molti temi caldi, a partire dalle proprie condizioni di salute, naturalmente, per arrivare alla Xylella e alla Tap (il gasdotto che rischia di snaturare il paesaggio del litorale leccese), passando per la questione delle migrazioni.

Vita privata. «Sto meglio, mi preparo a un nuovo ricovero per altri due interventi di angioplastica, e approfitto di questa convalescenza per leggere e per fare lunghe passeggiate. Erano mesi che mi sentivo particolarmente fragile, mi stancavo subito, accusavo malanni che pensavo conseguenza delle mie allergie. Poi sono subentrati dolori che credevo fossero fitte intercostali. Infine, una mattina ho avuto la sensazione che il mio cuore stesse correndo all’impazzata e andasse a sbattere dentro il petto: sono corso nell’infermeria di Montecitorio dove hanno subito capito la gravità della cosa e mi hanno messo in barella e portato di corsa al Gemelli. Per la prima volta nella mia vita ero dentro un’ambulanza, la sirena mi rimbombava nel cervello e in quella interminabile ora di viaggio ho rivisto tutto il film della mia vita…».

«Ho avuto paura di morire molte volte nel corso delle mie molteplici vite: per esempio nei giorni trascorsi a Sarajevo, durante la guerra. […] O nelle notti trascorse nella giungla nel sud della Colombia, in missioni di pace piuttosto avventurose. […] Mio figlio con i suoi occhi mi fa scoprire tutta la meraviglia dell’universo e io devo vivere e voglio vivere per proteggerlo e per accompagnarlo, insieme al mio compagno, sui sentieri della sua indipendenza».

Vita pubblica e vita privata. «Non c’è stato nulla di più pubblico, nella mia vita, di quanto non sia stato il mio privato: la mia omosessualità, la mia fede cristiana, il mio matrimonio, mio figlio, il mio infarto. Non ho desiderato tutto questo, ma così è stato, forse era inevitabile. […] Posso davvero separare con l’accetta vita pubblica e vita privata?»

Politica. «In questo momento sono totalmente impegnato a sostenere la missione Mediterranea, con una azione collettiva abbiamo comprato una nave (Mar Ionio) che pattuglia quel “mare nostrum” in cui si vorrebbe impedire l’esercizio del più cruciale dei doveri: salvare le vite. L’orribile mediocrità dell’attuale classe dirigente non deve abituarci a convivere con quella che Hannah Arendt chiamava “banalità del male”».

Questione migranti. «Mi sento straniero in patria. Viene ferita l’idea stessa di umanità. E il razzismo è la più odiosa forma di corruzione delle persone e dei popoli: la connivenza dei grillini con la xenofobia dei leghisti è un peccato che li porterà all’inferno».

Tap in Salento. «Citando i classici si potrebbe dire “tanto rumore per nulla”. Ci sono cose bruttissime nell’accordo su Ilva, e il “governo del cambiamento” non ha corretto nulla di quanto fatto dal precedente governo, neppure l’incredibile norma sulla non punibilità dell’acquirente. Su Tap continuo a pensare che sia demenziale l’approdo del gasdotto in uno dei tratti più belli e preziosi della costa salentina, ma anche qui le promesse rivoluzionarie di Di Battista si sono rivelate una frode elettorale».

Xylella. «Siamo dinanzi al rischio di una catastrofe culturale, prima ancora che economica: la morte paventata di milioni di alberi di ulivo comporterebbe una mutazione radicale del paesaggio meridionale e della stessa identità mediterranea. Purtroppo quando la magia soppianta la scienza, si rischia di curare il malato quando è troppo tardi. Da parte di molti, grillini in primis, si è voluto addirittura negare l’esistenza della Xylella, evocando complotti delle multinazionali di cui anche io ero complice. E alla fine il nemico del povero ulivo non era il batterio ma le istituzioni pubbliche. Guardi che la miseria culturale delle cosiddette élites che ci governano, non solo in Italia, non è un’opera buffa, ma una tragedia».

martedì 6 Novembre 2018

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