Attualità

Dalle musiche del Mediterraneo alla Pastorella terlizzese

Nicolò Marino Ceci
In occasione della "Festa dell'amicizia e degli auguri" a Sovereto, felice ed originale connubio tra i "Cantori di S. Ignazio" e il gruppo "Omphalos".
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Nella serata del 6 Gennaio, nell’antico Borgo di Sovereto si è tenuta la “Festa dell’amicizia e degli auguri” che ha visto, oltre all’esibizione del gruppo di musica popolare “Ta’ ‘zin”, per la prima volta un curioso e ben risuscito connubio musicale tra il gruppo di musica popolare “Omphalos” (www.omphalosmusic.com), con un repertorio che attraversa diverse tradizioni musicali partendo dalla Grecia e dal Medio Oriente per approdare al Sud Italia, fino a giungere in Messico e nei quartieri di Buenos Aires e la Corale “Cantori di S. Ignazio” nata nel ‘95 per onorare la tradizione del canto liturgico a Terlizzi, trasmettendo alle future generazioni il prezioso e cospicuo patrimonio culturale e spirituale della tradizione polifonica terlizzese, in un concerto tenutosi nel Santuario della Madonna di Sovereto. Ecco allora alcune domande a Giuseppe Volpe, direttore artistico dell’iniziativa e fisarmonica e voce degli Omphalos.

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“Cantori di S. Ignazio” e “Omphalos”: ‘accoppiata’ riuscita e originale. Com’è nato questo progetto?
rnTutto è nato quasi per gioco, in seguito ad un’idea folle, far suonare insieme cioè i Cantori e gli Omphalos. Un abbinamento piuttosto e puramente casuale.

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Qual è il risultato di questo inedito abbinamento?
rnC’è stato un fertile incontro tra tradizione ed innovazione. Cantori e Omphalos: 2 generazioni a confronto per creare una cosa senz’altro innovativa. La sintesi di 2 mondi completamente diversi, di 2 generazioni molto lontane tra loro in un concerto.

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Tradizione e innovazione?
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Certo: abbiamo conciliato queste 2 componenti senza però stravolgere nulla, in continuità con la tradizione. Ecco quindi il nome della manifestazione: “dalle musiche del Mediterraneo [repertorio degli Omphalos] alla Pastorella terlizzese”[repertorio dei Cantori di S. Ignazio]; si parte cioè dal patrimonio musicale del Mediterraneo per giungere poi a Terlizzi ed alla sua Pastorella.

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Quanti canti avete eseguito insieme?
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“Gli angeli delle campagne”, “la santa allegrezza” e la “pastorella terlizzese”.

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Qual è stato il ruolo svolto dalla Pastorella terlizzese nella vostra esibizione?
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E’ stato il fulcro, il cuore del concerto: la Pastorella infatti è un canto tipico terlizzese, religioso e popolare, che si cantava già dal ‘600, alla conclusione delle Novene.

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Qual è allora la novità?
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Con la nostra interpretazione abbiamo innanzitutto accompagnato le canzoni dei Cantori con strumenti tipici della tradizione popolare come ciaramella, chitarra, mandolino, violino, flauti e fisarmonica, e abbiamo così quindi restituito alla Pastorella il suo carattere più squisitamente passionale, popolare e profano.

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Non è stata questa una facile collaborazione, vero?
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Si: in entrambi i gruppi inizialmente c’era meraviglia e stupore che però in seguito si sono trasformati in grande entusiasmo ed emozione. Sono queste esperienze molto rare!

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Dunque com’è andato il concerto?
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E’ stato un successone: l’ardore della gente era vibrante e incontenibile. Quando poi abbiamo suonato la pastorella, è piaciuta così tanto che ne abbiamo eseguito un bis. Grande gioia dei terlizzesi, dal bambino all’anziano 90enne.

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Omphalos e Cantori di S. Ignazio hanno in cantiere progetti di future collaborazioni?
rnCerto: è un cammino che sicuramente continueremo insieme ma non anticipo nulla: dico solo che ci sarà una grossa sorpresa a breve e lungo termine. Vogliamo inoltre registrare, per la prima volta, la “Pastorella Terlizzese.”

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Si potrebbe parlare addirittura di una futura fusione dei 2 gruppi, visto il successo finora riscosso?
rnCredo che un’eventuale fusione oltre ad appiattire almeno in parte le nostre specifiche diversità di patrimonio e di repertorio, comunque esaurirebbe tutto l’entusiasmo di un singolo incontro tra gruppi diversi. E’ proprio la diversità infatti la fonte di ricchezza e di entusiasmo.

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Cosa pensi del notevole, sentito e sempreverde attaccamento da parte della gente alla musica popolare, dalla persona di mezza età alle più giovani generazioni?
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Questa è la dimostrazione tangibile del fatto che la gente sente ancora nel cuore la musica popolare: a Sovereto quella sera infatti c’era gente che veniva anche da fuori, da paesi come Molfetta, Ruvo, Corato e Bisceglie. Però la musica popolare va sempre innovata, senza essere stravolta: dunque, come dicevo prima, far incontrare tradizione ed innovazione, sempre alla ricerca di nuove soluzioni e collaborazioni, cercando un giusto equilibrio tra le due componenti e non riadattando canzoni già pensate ed eseguite da altri (questa è peraltro la filosofia degli “Omphalos”). Né troppa innovazione, né troppa tradizione.

martedì 9 Gennaio 2007

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