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Sole-Ispra: «Nel 26% del territorio di Terlizzi si è costruito nonostante il rischio idrogeologico»

La Redazione
allagamento in via mazzini
​Dopo la mappa sul suolo consumato nella aree a rischio frana, il Sole 24 Ore ha realizzato un'altra mappa mostrando quanta parte di suolo è stata utilizzata nei luoghi in cui c'è maggiore probabilità di eventi alluvionali intensi
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Quando, lunedì scorso, la zona di Nardò e dintorni è stata colpita da un violento nubifragio – causando l'allagamento di strade, garage, scantinati e anche attività artigianali – la responsabile del circolo "Verdi Ambiente e Società" di Lecce, Maria Teresa Corsi, ha commentato in maniera impietosa: «il consumo del territorio, l’impermeabilizzazione indiscriminata di ogni fascia di terreno, le costruzioni eccessive ed inutili stanno causando danni irreversibili. Le strade diventano fiumi in piena perché, quest’acqua, da qualche parte deve incanalarsi ed essere smaltita. Ci ostiniamo a trincerarci dietro pretesti e scuse, parlando di bombe d’acqua, quando abbiamo creato noi le condizioni perché questo avvenga».

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Il problema, ovviamente, non riguarda solo il Salento. Non di rado – quando a cadere è una significativa quantità d'acqua – anche a Terlizzi si assiste a scene di strade e sottopassi allagati. E anche in questo caso il consumo di suolo (ovvero l'incremento della copertura artificiale del terreno, legato alle dinamiche insediative) ha la sua parte di responsabilità.

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Il Sole 24 Ore ha realizzato una mappa (sulla base del rapporto 2019 dell'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) mostrando quanta parte di suolo è stata utilizzata nei luoghi in cui c'è maggiore probabilità di eventi alluvionali intensi.

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A Terlizzi questa percentuale è del 26%: in oltre un quinto del nostro territorio, quindi, si è costruito nonostante il rischio idraulico. Le cose non vanno meglio nei Comuni vicini: Andria 17%, Trani 23%, Bisceglie 25%, Corato 21% Molfetta 31%. Valori molto più incoraggianti per Ruvo, dove la percentuale è del 3%, Barletta (7%) e Bitonto (9%).

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«Da un lato è vero che le alluvioni sono fenomeni naturali impossibili da prevedere – osserva il rapporto – ma allo stesso tempo tante attività umane possono aumentare la probabilità che esse si verifichino e renderne più gravi le conseguenze. Fra loro per esempio la crescita degli insediamenti o delle attività economiche, oppure il progressivo consumo di suolo».

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sabato 11 Settembre 2021

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