Spalla

Ponte di Halloween con fantasma

Elena Albanese
La torre di Soleto
Tre luoghi nel vicino Salento, tre storie che si perdono nella notte dei tempi legate a strade, edifici e paesaggi naturali. Avete il coraggio di imbarcarvi un weekend del mistero?
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Un weekend in Salento fuori stagione e non potete fare il bagno nelle acque limpide del più famoso mare pugliese?

Niente paura. Anzi, tanta paura. Perché potreste magari approfittare del ponte di Halloween per un breve tour del mistero nel tacco d’Italia, così come consiglia il sito Pugliafolklore di Mario Contino.

La prima tappa la si trova già in itinere, nei pressi della provinciale che collega i piccoli comuni di Ruffano e Surano.

Sono numerose infatti le leggende che, in tutto il mondo, citano fantasmi che apparirebbero sul ciglio di questa o quella via, poco importa se di campagna o di grande scorrimento; ciò che ne deriva è sempre stupore e terrore per il testimone o i testimoni di turno.

Una di queste strade “maledette” – o interessanti in base ai punti di vista – è proprio la Ruffano–Surano, che sembrerebbe essere interessata da numerosissime segnalazioni, alcune veramente degne di nota.

Una testimonianza che ormai ha dato origine a una vera e propria leggenda metropolitana citerebbe una strana figura tra il ciglio della strada e gli alberi di ulivo. Una ragazza di ritorno da Lecce in orario serale non avrebbe avuto alcun dubbio nel considerare quella figura un fantasma, qualcosa che nulla poteva avere a che fare con l’umano. Avrebbe inoltre dichiarato di essere stata colta da un grande freddo che sarebbe perdurato per un po’ insieme a tanta – e lecita – inquietudine. Il giorno dopo ha ripercorso lo stesso tratto prestando molta attenzione, per sincerarsi che qualche palo della luce o altri fattori non avessero potuto generare quella particolarissima visione. Ovviamente non è riuscita a rilevare nulla.

Oltre alla sua, numerose altre persone hanno parlato di “spiriti”, soprattutto femminili, forse perché descritti come “immagini evanescenti che sembrano indossare un lungo abito bianco”. Altri chiacchiericci descriverebbero sfere luminose tra gli ulivi e suoni inspiegabili, sordi e molto bassi.

Restando nei paesini dell’interno, si giunge a Soleto, da sempre considerato uno dei luoghi più magici del Salento, un posto in cui il mistero fa parte della vita quotidiana di tutti e si integra con quella cultura che ancora oggi ricorda ed esalta le proprie origini.

La torre campanaria cittadina, realizzata nel 1397 da Francesco Colaci di Surbo per volere del principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo, dà vita a una delle più conosciute leggende popolari salentine.

Essa è interamente decorata da figure umane e bestiali scolpite nella bianca e pregiata pietra leccese; non mancano intagli arabeschi, capitelli e ogni sorta di ghirigoro utile alla maestosità artistica del monumento.

La leggenda narra che fu eretta in una notte di tempesta grazie all’opera di demoni evocati e controllati da un noto mago e alchimista del posto, un certo Tafuri di Soleto, esperto di esoterismo e occultismo: il suo scopo sarebbe stato quello di stupire il mondo intero con un’opera maestosa.

L’incantesimo lanciato dal mago stabiliva che l’intera costruzione sarebbe dovuta essere terminata prima dell’alba e che i demoni, insieme a spiriti e streghe chiamati alla realizzazione del progetto, sarebbero dovuti fuggir via prima del canto del gallo. Così fu. Ma non tutti gli esseri infernali riuscirono a scappare; alcuni piccoli demoni minori, che prestarono la loro opera al mago, furono colti alla sprovvista e si ritrovarono pietrificati sulla cima della torre appena i primi raggi solari dettero vita allo spettacolo dell’aurora.

E oggi sono ancora lì, sotto forma di statua, a completare l’addobbo artistico della torre, forse in attesa del momento in cui poter ritornare alla vita liberando il loro antico potere.

Infine si giunge sulla costa, a Leuca, evocativa punta estrema della nostra regione. Sono molte le leggende legate al mare, anzi ai mari pugliesi, spesso derivanti da storie vere di cronaca, altre volte originate nella notte dei tempi e tramandate oralmente. Quella che si racconta sul Capo di Leuca appartiene alla seconda categoria e ha per protagonista uno sfortunato bambino, che piangerebbe disperato in cerca di risposte che probabilmente non potrà mai ricevere.

Lì dove l’Adriatico si congiunge con lo Ionio, sono tante le scogliere a picco sul mare, che rendono la zona più collinare che pianeggiante. Durante le burrasche dovute al forte vento che spesso spazza la zona, le onde schiaffeggiano gli scogli e l’atmosfera diventa surreale, magnificamente spettrale, in grado di suscitare sentimenti contrastanti e misti tra la meraviglia e il terrore.

Si narra che, in un non ben specificato punto del territorio, una giovane donna si innamorò di un saraceno, giunto nel Salento durante uno dei frequenti assalti che insanguinavano la nostra penisola. Ella divenne presto motivo di vergogna per la sua comunità, e il bambino che partorì – frutto di quella passione – lo lanciò in mare per lavare quel “peccato”. O forse per amore stesso, per impedire che quel piccolo vivesse in un mondo non suo, che lo avrebbe odiato e non accettato, che lo avrebbe condannato senza possibilità di replica.

Da quel momento, però, durante le notti tempestose, molti affermano di aver sentito le urla, i pianti strazianti di un neonato, ancora in cerca di un perché.

lunedì 23 Ottobre 2017

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