Politica

Referendum costituzionale, Sì o No? L’opinione di Vito Ruggieri

La Redazione
vito ruggieri
Intervista all'ex segretario del Comune di Andria, tra i nostri maggiori esperti di diritto amministrativo
scrivi un commento 2

Si avvicina il 4 dicembre, la data in cui il governo – dopo qualche esitazione di troppo – ha infine fissato il referendum sulle riforme costituzionali.

nn

Partiti, movimenti, associazioni e liberi cittadini, schierati sugli opposti fronti del “Sì” e del “No”, hanno cominciato già da qualche settimana a fare campagna elettorale fornendo a sostegno delle proprie tesi argomentazioni tecnico-giuridiche, ma adducendo a volte anche ragioni prettamente politiche che hanno di fatto reso la circostanza delle prossime consultazioni una sorta di verifica elettorale di medio termine sulla figura e sull’operato del premier Matteo Renzi, il quale ha voluto fortemente le riforme su cui si andrà a votare.

nn

TerlizziLive ha ascoltato in merito Vito Ruggieri, ex segretario del Comune di Andria ed esperto in questioni di diritto amministrativo.

nn

Qual è l’argomento del quesito referendario?

nn

“Gli elettori saranno convocati nei seggi elettorali per confermare o respingere la novella seconda parte della Carta costituzionale, così come riformata. Resta, quindi, invariata la prima parte, attinente ai principi fondamentali, ai diritti ed ai doveri dei cittadini, ai rapporti etico-sociali, economici e politici. Il cardine fondamentale della riforma risiede nell'immutabilità dei principi, dei diritti e dei doveri dei cittadini. Le nuove disposizioni costituzionali, in sintesi, attengono: al superamento del bicameralismo paritario; alla riduzione dei senatori da 315 a 95 senza indennità; alla soppressione del Cnel e dei relativi costi; alla definitiva abolizione delle province; alla riduzione degli emolumenti ai consiglieri regionali; alla regolazione delle competenze legislative tra Stato e Regioni per abbattere il pregiudizievole contenzioso; all'estensione delle guarentigie, previste per i deputati, ai senatori; all'obbligo del Parlamento di legiferare, in merito ai disegni di legge di iniziativa popolare,proposti da almeno 150.000 elettori; al cambiamento del quorum per la validità dei referendum abrogativi, richiesti da almeno 500.000 elettori, nel senso che basta il 50% più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche”.

nn

Chi si oppone a questi cambiamenti e perché?

nn

"Gli antiriformisti formano una variopinta alleanza che spazia dalla sinistra radicale all'estrema destra, ai pentastellati, ai leghisti, a movimenti di varia tendenza, a giuristi, a politologi di opposto orientamento ed a qualche politico fuori ruolo. Dalla fuorviante e disastrosa polemica antiriforma non emerge però in alcun modo l'informazione che le modifiche incidano esclusivamente in merito ad alcuni articoli della seconda parte della Costituzione, ascrivibili peraltro all'intero Parlamento, che ha la colpa di non essere riuscito ad anteporre il bene di tutti alla faziosità politica. Questa connotazione della revisione costituzionale, che è parziale, costituisce poi un fortificato argine alla denuncia – a mio parere strumentale – di qualsiasi deriva autoritaria da parte degli antiriformisti, la cui "alleanza" è a mio parere un occasionale collegamento contra personas [in specie l'ala renziana, n. d. r.] per demolire, piuttosto che per convergere nella costruzione di una più illuminata piattaforma costituzionale, ispirata da finalità super partes”.

nn

Anche un esimio costituzionalista come Zagrebelsky però si schiera contro la riforma.

nn

"Il confronto televisivo da Mentana tra Renzi e Zagrebelsky, capofila del cartello di orientamento di sinistra per il No, non solo mi ha deluso per la strumentalizzazione delle tesi a sostegno del No, ma ha rafforzato le mie semplicistiche riflessioni. A mio modesto avviso, l'immaginazione contestativa di Zagrebelsky, giudice costituzionale, docente universitario ed autore dei libri su cui pure Renzi ha dichiarato di aver studiato, si fonda su una visione oltremodo teoretica del rapporto tra la maggioranza e le minoranze, come se queste siano neglette ed irrilevanti. È una affermazione astratta, che non tiene conto della realtà, laddove le minoranze sono responsabili del malgoverno per complicità o faziosità. Trovo, perfino, superfluo lo statuto delle minoranze preannunciato da Renzi. Avrei apprezzato che l'illustre costituzionalista considerasse la necessità di assicurare un'efficace partecipazione del cittadino alla gestione della cosa pubblica, attraverso la realizzazione dei controlli preventivi e successivi, conferendogli la capacità giuridica di agire anche giurisdizionalmente, a tutela di interessi soggettivi e diffusi per rimediare ad azioni illegali e, soprattutto, diseconomiche. Ciò che in questi tempi di crisi tormenta il cittadino perspicace è la disinvoltura e l'impunità della politica a tutti i livelli, ad esempio nella disastrosa gestione dei servizi pubblici locali e statali, in danno dei cittadini. È deprecabile, infine, la malcelata personalizzazione del referendum incarnata dalle tesi antiriformiste".

nn

Le ragioni degli oppositori sono dunque soltanto pretestuose, ossia afferenti a una strategia politica indirizzata soprattutto contro il premier?

nn

“È deprecabile non riconoscere che le varianti apportate dal nuovo testo non incidano in alcun modo sui poteri del premier, che, quindi, resta condizionato dalla fiducia della camera dei deputati e dalle funzioni che gli conferisce la Costituzione. La policroma costellazione contraria eccepisce pretestuose inadeguatezze, tra cui il cosiddetto combinato disposto con la legge elettorale, l'italicum, e, perfino, con la forma dei quesiti scritti sulla scheda di votazione. Si tratta di artefatte motivazioni da parte di eterogenee forze politiche, unite da un unico obiettivo: la decadenza del Governo. La transitoria convergenza di forze politiche contrapposte è destinata alla disgregazione post referendum, poiché manca la speranza di un comune denominatore per costruire una Costituzione moderna ed adeguata ai tempi. È singolare che gran parte dello schieramento contrario da un lato oppone il pericolo autoritaristico, dall'altro propende per un premier eletto direttamente dal popolo con poteri assoluti".

nn

Qual è la sua opinione personale sul testo riformato?

nn

"Indubbiamente, la Costituzione licenziata dal Parlamento non è ineccepibile, ma è il risultato del massimo sforzo in questo momento storico secondo la sua composizione. La perfezione di una Costituzione democratica è una mera utopia, non essendo deducibile da alcuna Bibbia. Né i costituzionalisti, né i superpolitici detengono il dono di poter proporre un progetto costituzionale perfetto. È la politica che si deve emendare, espungendo la faziosità dal suo dna ed assumendo il senso dell'etica della polis. Il frazionamento e l'endemica discordia dell'attuale universo politico induce a ravvisare che l'eventuale respingimento popolare della riforma sia pregiudizievole, atteso che non è pensabile una successiva intesa politica che possa realizzare una migliore riforma per il bene comune. Del resto, rammento, ove le mie reminiscenze scolastiche non siano fallaci, che lo stesso Marx sosteneva che non esiste una ricetta per il comunismo”.

nn

Cosa si sente di dire agli elettori terlizzesi che il 4 dicembre dovranno pronunciarsi?

nn

“Il mio monitorio pensiero è di non sperperare le opportunità della pur incompleta riforma. La politica animata di buona volontà ha, comunque, la facoltà di redimersi e concordare, anche, attraverso una costituente, una rivisitazione generale della Costituzione, atteso che anche la prima parte postula Illuminati adeguamenti. Sic stantibus rebus, votare Sì è un'opzione irrinunziabile, ove non si voglia concorrere alla distruzione delle pur minime positività esistenti nella riforma. Votare No genererà a mio parere il caos, di cui non abbiamo bisogno in tempi di crisi”.

n

giovedì 27 Ottobre 2016

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti