Cultura

A Terlizzi il Festival delle “Contaminazioni”. Il programma

La Redazione
francesca borri
Per quattro giorni il Mat ospiterà dibattiti, mostre fotografiche, workshop, residenze artistiche, proiezioni, concerti, spettacoli teatrali e incontri con gli autori: tutto sarà incentrato sulle tematiche interculturali
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“Contaminazioni – Buone pratiche di invasione” arriva al Mat di Terlizzi.

Dal 26 al 29 settembre il Laboratorio Urbano ospiterà il festival, che affronterà tematiche interculturali, con dibattiti, mostre fotografiche, workshop, residenze artistiche, proiezioni, concerti, spettacoli teatrali e incontri con gli autori.

Organizzata dal Collettivo Zebù con la collaborazione del Presidio del libro di Terlizzi e di numerosi partner locali e nazionali, la manifestazione sarà “uno spazio per superare il clima di disinformazione che spesso alimenta la paura del diverso, dell’altro e dell’altrove, dove incontrare persone, organizzazioni, buone pratiche, espressioni artistiche, volenterosi di raccontarsi e non di lasciarsi raccontare”, recita una nota.

L’ingresso sarà gratuito per tutte le iniziative, di cui riportiamo di seguito il programma dettagliato:

26nSETTEMBRE

Inbecome a citizen – workshop di serigrafia a cura di Zebù label

L’nintegrazione è una delle sfide su cui si gioca il futuro di ognunondi noi. Rispetto a tale tema si possono dare risposte di diversanqualità e diversa efficacia, ma l’esigenza di facilitarenl’inserimento e la valorizzazione degli immigrati nella nostransocietà deve passare necessariamente attraverso l’integrazionenculturale e la conoscenza reciproca, salvaguardando i trattinspecifici dell’identità di ciascuno e favorendo il riconoscimento ednil rispetto dell’ “altro”.

Inbecome a citizen vuole essere un progetto, una strategia, che nfavorisce l’incontro ed il dialogo tra persone che appartengono adnuniversi culturali diversi, nel tentativo di rendere effettivi inpercorsi d’integrazione e di interculturalità. Attraverso ilnracconto e la rappresentazione grafica contenente una serie dinelementi narrativi frutto delle molteplici esperienze, dellantradizione culturale di ciascuno, realizzeremo stampe serigrafica sunmaglia e poster che successivamente verranno messi in mostra e innvendita durante un evento organizzato per l’occasione. n

Incontroncon l’autore: “Ma quale paradiso?” di Francesca Borri a curandi Presidio del Libro –Terlizzi

Tuttinconosciamo qualcuno che è stato alle Maldive. Ma quanti di noi sannonche si tratta di un paese musulmano? E che sono il paese con il piùnalto numero pro capite di “foreign fighters”? Alle Maldiventutti conoscono qualcuno che è stato in Siria. Nonostante la pretesanuniversalità del «califfato», i jihadisti sono molto influenzatindai contesti nazionali. Nella scelta di arruolarsi l’emarginazioneneconomica e sociale spesso ha un ruolo più decisivo della religione.nIcona del turismo di lusso, sinonimo di paradiso, le Maldive sono innrealtà tra le isole più inospitali del pianeta. La popolazione ènconcentrata nella capitale, Male, una delle città più sovraffollatenal mondo, preda di povertà, criminalità, eroina. Dal turismonarrivano miliardi di dollari, che finiscono a una manciata dinimprenditori vicini al governo, che non tollera alcun dissenso. Innquesto reportage non parlano solo i jihadisti. Parlano i loronfratelli, i loro amici. Che anche se non condividono le loro ragioni,nnon li contrastano, perché non si sentono parte del mondo contro cuincombattono. I jihadisti, alle Maldive, non sono degli squilibrati.nSono i nostri autisti e camerieri.

Talk:nIncontro con Paolo Andolina – combattente resistenza curda

PaolonAndolina Pachino, 26enne siciliano, ha combattuto nelle Unità dindifesa del popolo delle Ypg contro i miliziani dell’Isis. Tornato danqualche tempo in Italia dopo aver trascorso diversi mesi sul frontenin Rojava, ha partecipato alle operazioni di liberazione a Manbij endi avvicinamento a Raqqa, Capitale dello Stato Islamico in Siria.n”Sono pronto anche a morire ma so che sto combattendo dallanparte giusta della storia”

Proiezione:n“Io sto con la sposa” di Gabriele del Grande, Antonio Augugliarone Khaled Soliman Al Nassiry

Unnpoeta palestinese e un giornalista italiano aiutano cinque profughinsiriani e palestinesi, arrivati a Milano doponessere sbarcati a Lampedusa,na raggiungere la Svezia senzanessere arrestati dalle autorità. Coinvolgendo allora anche unangiovane ragazza siriana con passaporto tedesco il gruppo inscena unncorteo nuziale, visto che “nessuno oserebbe mai fermare unncorteo nuziale”. E così, durante il viaggio di quattro giornintra Milano e Stoccolma,npassando per la Francia,nil Lussemburgo,nla Germania enla Danimarca,ni protagonisti raccontano le loro storie e i loro sogni sperandonsoprattutto in un futuro senza più né guerre né frontiere.

27nSETTEMBRE

Esposizionendella mostra “Con gli occhi di Medici Senza Frontiere” en#MILIONIDIPASSI Experiencen – a cura di MedicinSenza Frontiere

Talk:nIntervento di Ulisse Nerini, Gruppo di Medici Senza Frontiere di Barinn

Lanmostra “Con gli occhi di Medici Senza Frontiere” ha come filonconduttore le principali aree di intervento di MSF – conflittinarmati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all’esclusionendall’assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccatonsull’azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla piùngrande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo.

DallanSiria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal,ndall’epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro lantubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre –nattraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e vocindi operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storiandell’organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiorenattualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione innEuropa.
Indossando visori 3D di ultima generazione sarà possibilenvivere viaggio virtuale nella realtà di milioni di persone in fuganda guerre, catastrofi, epidemie, attraverso estenuanti viaggi vianterra e via mare che dalla Siria portano in Grecia, poi lungo inBalcani, e nelle baracche fatiscenti dei campi profughi del SudnSudan.

Incontroncon l’autore: “Il sangue del jihad” – di Nicola Lofoco a curandi Presidio del Libro – Terlizzi

Lanminaccia del terrorismo internazionale non smette di rendere incertonil nostro futuro. Qual è la differenza tra Al Qaeda, la creaturanfondamentalista di Osama Bin Laden, e l’Isis con le sue barbarie?nNicola Lofoco, in quest’opera, illustra innanzitutto il vero sensondella parola jihad, troppo spesso strumentalizzata dagli stessinterroristi per scopi criminali e utilizzata in modo inappropriato dantutto il mondo occidentale, a cominciare dai media. Al contempo, connuna narrazione chiara e accattivante, ricostruisce la storia di AlnQaeda e dell’Isis, le due organizzazioni che stanno mettendo anferro e fuoco tutto il Medio Oriente, tra lotte intestine e scissionininterne. Il sangue del jihad, dunque, è un saggio che si rivolge anquanti vogliono approfondire una tematica di scottante attualità,nspesso tuttavia affrontata in maniera poco approfondita ensuperficiale.

Cortometraggio:n“Storia di una pallottola” – presentazione e proiezione corto ancura di EMERGENCY

Languerra è una bambina di sette anni con una pallottola in testa, innAfghanistan. Non è la prima e non sarà l’ultima: dopo quindicinanni di guerra, le vittime civili continuano ad aumentare. Uno deinmedici che ha cercato di curarla si ferma a guardare la pallottola:nnon si poteva far niente per fermarla, prima che finisse lì? Chinl’ha sparata? Chi l’ha comprata? Chi l’ha venduta? Il viaggiondi quella pallottola è uno spunto per allargare lo sguardo allanspirale della guerra, le sue dinamiche, le sue responsabilità. Languerra riguarda tutti noi, e non si può umanizzare: si può solonabolire. Storia di una pallottola è un format che hanscelto diversi linguaggi per raccontare la guerra oggi.

Innquesta docu-fiction, la voce narrante di Valerio Mastandrea raccontani pensieri di chi, avendo vissuto gli ultimi quindici anni di guerrandal punto di vista del pronto soccorso e della sala operatoria, sanbene che l’unica verità della guerra è la tragedia delle vittime.n

Teatro:n“Nel mare ci sono i coccodrilli – la vera storia EnaiatollahnAkbari”ndi Christian di Domenico

Enaiatollahnè un giovane le cui peripezie cominciano dalla morte del padre,nscomparso in un incidente in cui si perderà anche il carico delncamion che stava guidando. Un carico prezioso agli occhi deintalebani, che da allora cominceranno a perseguitare la famiglia dinEnaiatollah, chiedendolo di fatto come risarcimento per il cariconperso. Il ragazzo si nasconde in una buca, ma sta diventando semprenpiù grande. Così, un giorno, la madre gli dice che dovrà fare unnviaggio, lo accompagna in Pakistan, e dopo essersi fatta prometterenche diventerà un uomo per bene, lo lascia solo.

Da questo tragiconatto di amore hanno inizio la prematura vita adulta dinEnaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italianpassando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo hanmesso in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che,nnonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né ancancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah haninfine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.
Unanmagnifica parabola che rappresenta uno dei drammi contemporanei piùntoccanti: le migrazioni di milioni di individui in fuga da territorindevastati dalle guerre, in cerca di un miraggio di libertà e dinpace. «Nel mare ci sono i coccodrilli» non è non ènsolo uno spettacolo ma un incontro, una stretta di mano tra noine la nostra umanità.

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28nSETTEMBRE n

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Narrarenper immagini – storie di integrazione con gli illustratori ArminnGreder e Roberto Cavone: a cura di SPINEnTemporary Small Press Bookstore

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Storiendi guerra, speranza, dolore, indifferenza e libertà. E in mezzo ilnmare nella sua duplice veste di nemico/amico. L’informazione e lansensibilizzazione di certi temi passa anche attraverso il tratto dinfumettisti e disegnatori. L’associazione culturale Spine affidanalla loro maestria fatta immagine la storia di uomini, donne enbambini non troppo lontani da noi.

Talk:nModelli di accoglienza: MolfettanAccogliente connGabriele Vilardi – Cooperativa Oasi2 con Gianpietro Losapio e EbrimanLeigh – Modello Riace con Vincenza di Schiena e Monica Filograno

Confrontona tre voci tra pratiche di integrazione e accoglienza. Lantestimonianza portata dalle tre realtà vuole far riflettere sullannecessità di attivare processi di integrazione possibili solo se sincrea una virtuosa sinergia tra diversi attori: le istituzioni, lencooperative sociali, la società civile. I destinatari di questeniniziative non sono racchiudibili nella generica ed abusata categorian“migranti”, sono anzitutto persone le cui biografie sononstrettamente legate ad un progetto migratorio che li porta adnincontrare i nostri territori per abitarli come cittadini,nlavoratori, studenti, artisti.

Proiezione:n“Dove vanno le nuvole” di Massimo Ferrari

Cosansuccede dopo gli sbarchi a Lampedusa? Così parte un viaggionattraverso l’Italia alle prese con la perdurante “emergenzanmigranti” alla scoperta di modelli di convivenza sorprendenti.nDa Treviso a Riace passando attraverso Bologna e Padova, sinraccontano le storie e le esperienze di chi ha avuto il coraggio dinprovare a trasformare la paura in opportunità e l’utopia in realtà.nNel paesino di Riace sembra di vivere in un mondo alla rovescia: glinstranieri sono 400 su 1800 abitanti, hanno ripopolato un paesenfantasma, i negozi tornano a vendere e la maggior parte dei riaccesinlavora proprio grazie ai migranti. A Treviso un professore del liceonclassico e la sua famiglia decidono di ospitare 6 migranti in casa,nprimo esempio in Italia, e la vita quotidiana diventa unanstraordinario laboratorio di convivenza. A Padova ci sono Case anColori in cui turismo sociale e accoglienza fanno parte di un uniconprogetto: turisti, migranti e persone in emergenza abitativancoesistono e convivono. A Bologna si incontrano mondi e culturenattraverso l’arte del teatro: Pietro, regista della CompagnianCantieri Meticci, passa giorni e notti a lavorare nei Centri dinaccoglienza della città per preparare la straordinaria paratanall’interno delle vie e delle piazze di Bologna in cui le biciclettensi trasformano in velieri. Intanto però i fili tra le persone sintendono e si dipanano, Maurizio e Antonio si conoscono, nascenun’amicizia e poi un viaggio a Riace crea nuove prospettive.

Live:nSTREGONI – concerto con i migranti con Jhonny Mox, Above the Tree enC+C=Maxigross

Quanto conosciamo dellenstorie e della musica che arrivano nelle nostre città attraverso inmigranti? Stregoni è il tentativo di comprenderenattraverso il linguaggio sonoro quello che stanaccadendo dentro e fuori dai confini di un continente segnatondalla più grande crisi politica dalla nascita dell’Unione.

Unnvero e proprio laboratorio musicale dal vivo, che attraverso unanserie di concerti-workshop organizzati sia nei centri profughinche nei club, cerca di raccontare quello che accade ogni giorno nonnin mare, non ai confini del deserto, ma nelle nostrencittà. Electro-tribalismo,nhip hop, psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica chenrisuona nella cuffie dei migranti respinti alla frontiera. Sulnpalco assieme a Jhonny Mox, Above the Tree e membri dei C+C=Maxigrossnci saranno di volta in volta musicisti di ogni estrazione enprovenienza in un vero e proprio laboratorio-live di Stregoneria.

L’obiettivonfinale del progetto Stregoni è quello di ripercorrere lanstrada dei migranti danLampedusa a Malmoe innun lungo viaggio verso nord realizzando un documentario chenpossa raccontare un’Europa diversa da quella che chiude le frontierene che fino ad ora si è mostrata incapace di dare una rispostanpolitica forte a questa emergenza umanitaria mondiale.

29nSETTEMBRE

Talk:nPresentazione progetto Ghetti a cura di Medici con l’Africa CUAMMnBari

Natannel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima ong in camponsanitario riconosciuta in Italia (in base alla Legge dellancooperazione del 1972) e la più grande organizzazione italiana pernla promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane.nRealizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo,nintervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza,nper garantire servizi di qualità accessibili a tutti. A tale scoponsi impegna nella formazione in Italia e in Africa delle risorse umanendedicate, nella ricerca e divulgazione scientifica in ambito tecnicondi cooperazione sanitaria, nell’affermazione del diritto umanonfondamentale alla salute per tutti, anche dei gruppi più marginali,ndiffondendo nelle istituzioni e nell’opinione pubblica i valorindella solidarietà e della cooperazione tra i popoli, della giustiziane della pace.

Proiezionencortometraggio: “Jululu” di Michele Cinque con Yvan Sagnet

Jululunè un viaggio musicale in un angolo di Africa nel sud Italia,nnelle vaste piane coltivate a pomodoro nella provincia di Foggia.nBadara Seck, musicista griot senegalese, come una guida sciamanica,nattraversa questi luoghi alla ricerca di Jululu, l’anima collettivanafricana, fino ad arrivare in uno dei ghetti dove si riversano inlavoratori agricoli immigrati per la stagione della raccolta. YvannSagnet, importante esponente delle rivolte dei braccianti in Italia,nè la voce del film e attraverso i suoi pensieri la critica socialendal ghetto si estende fino all’intero sistema economico chendetermina le condizioni di una nuova schiavitù.

Spettacolondi TeatroDanza – “I figli del Mare” a cura di Pauline Dumora endella troupe Cuore Bianco

Doumbia,nNabi, Djouldé, Moussa, Mohamed, Mamadou, Jacob, Peterson sononragazzi dei Centri di accoglienza di Carovigno e di San Vito deinNormanni. Loro, figli del mare, non sono attori ma sono diventatinattori delle proprie vite, migranti per necessità. Sononpartiti senza nulla, con la voglia di salvarsi e sono arrivati quandopo tante strade, tante vite in una. Loro che hanno appena 25 anni,nancora sono così piccoli e già così grandi.

Questonspettacolo è un viaggio attraverso la morte e la rinascita.nUn’epopea moderna affinché il nostro sguardo ritrovi il vero sensondella famiglia umana.

“nAvanti figli ! Andate senza piu pensare alle vostre mamme ! Ormai lanvostra famiglia è chi vi sta accanto. “

CenanSociale – a cura di Sfrutta Zero

llnprogetto SFRUTTAZERO, è nato dalla collaborazione di tre realtànassociative che operano al Sud Italia, Diritti a Sud (Nardò, LE),nSolidaria (Bari) e Osservatorio Migranti Basilicata, per affermare entutelare i diritti delle persone straniere che vivono nei nostrinterritori, cercando di facilitare il loro non sempre facile processondi integrazione.

Sfruttazeronnasce dalla collaborazione e dall’impegno di giovani italiani enstranieri motivati dal portare avanti il comune obiettivo dincontrastare il triste fenomeno dello sfruttamento del lavoro. Ilnprogetto è attivato nel settore dell’agricoltura, settore in cuinlo sfruttamento assume purtroppo le pesanti vesti del caporalato endella riduzione in schiavitù. Il loro lavoro è nellanprimavera 2015 grazie ad un crowdfunding lanciato sullanpiattaforma produzionidalbasso.com.nCurando tutta la filiera produttiva, producono una buonissima passatandi pomodoro, pulita, perchè trasformata da pomodori non trattati ednetica, perchè rispettosa dei lavoro delle persone.

MOSTRE

#Milionidipassin– mostra di illustrazioni a cura di Illustri Festival

Illustrinha realizzato, in collaborazione con MSF, 13 opere ispiratenillustrate alla campagna #Milionidipassi promossa da MSFnper sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma delle popolazioninin fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Le illustrazioni sono dinAnna e Elena Balbusso, Chiara Dattola , Francesco Bongiorni,nFrancesco Poroli, Gianluca Folí, Gloria Pizzilli, Marina Marcolin,nTeo Berton, Noma Bar, Paolo D’altan, Riccardo Guasco, Schout, SimonenMassoni.

MEDITERRANEOn- illustrazioni di Armin Greder

Unncorpo senza vita. Uno dei tanti nelle acque del Mediterraneo, delnnostro mare. Osceno pasto di pesci che imbandiranno le nostre tavole.nCommensali, nostri commensali, voraci mercanti di morte. Carichend’armi, le loro navi, sicure, solcheranno da nord a sud le acquendel Mediterraneo, del nostro mare. Armeranno mani fratricide,ndilaniando e svuotando villaggi, regioni, stati. In fuga, carovane dinuomini donne bambini attraverseranno deserti di sabbia e di pietre.nUn barcone il miraggio, un insicuro barcone, per solcare da sud annord le acque del Mediterraneo, del nostro mare. E spesso, sempre piùnspesso, a naufragare non sono solo le speranze.

Conngli occhi di Medici senza Frontiere – mostra fotografica

Lanmostra “Con gli occhi di Medici Senza Frontiere”, ha come filonconduttore le principali aree di intervento di MSF – conflittinarmati, risposta alle emergenze, lotta alle epidemie e all’esclusionendall’assistenza sanitaria – e vuole offrire uno spaccatonsull’azione ma anche sulle sfide e i dilemmi affrontati dalla piùngrande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, chennel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la pace.
DallanSiria alla Repubblica Centrafricana, dallo Yemen al Nepal,ndall’epidemia di Ebola in Africa occidentale alla lotta contro lantubercolosi multiresistente ai farmaci, la mostra ripercorre –nattraverso foto di importanti fotografi da sempre vicini a MSF e vocindi operatori e pazienti – alcune tappe importanti della storiandell’organizzazione, soffermandosi sui contesti di maggiorenattualità, come la crisi dei rifugiati in cerca di protezione innEuropa.

SecondnReception – mostra fotografica di Marco Sacco a cura di Cacciatorind’ombra

Influssi migratori, intensificatisi soprattutto negli ultimi anni, sononil sintomo più evidente dell’instabilità politica di numerosi Paesinche si affacciano sul Mare Nostrum e dell’Africa subsahariana.

Lanposizione strategica dell’Italia all’interno del bacino mediterraneonfavorisce l’approdo di molti migranti che scelgono proprio le vie delnmare per raggiungere il Bel Paese, che quasi mai però rappresenta lanloro meta definitiva, ma vuole essere semplicemente un corridoionverso altri Paesi dell’Unione Europea, nella speranza di un’esistenzanmigliore.

Doponlo sbarco in veri e propri “porti umani”, quali ad esempio quellindi Lampedusa e Marsala, il sistema di accoglienza italiano sinarticola in due fasi: la prima ha luogo nei centri di primanaccoglienza governativi, la seconda, quella che effettivamentendovrebbe far sì che vengano attivati servizi volti a fornirenassistenza e protezione ai rifugiati, prosegue all’interno dellonSPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) o,ncome spesso avviene, sfocia in soluzioni di ambigua legalità e dindubbia garanzia di una vita dignitosa. Le foto, a sostegno dellandenuncia dello stato nel quale versano edifici ed occupanti, fannonparte di un progetto in fase di crescita che ha come fine ultimo landocumentazione della condizione e del dramma di queste individui che,npartiti dal Sud del Mondo con la speranza di una vita migliore versonil più prospero Nord, si trovano invece bloccati in una nazione chendifficilmente potrà garantire loro un’alternativa migliore.

Diasporanportrait – una lettura della diaspora eritrea nella fotografianvernacolare – di Michela Frontino

Lancondivisione degli album di una famiglia emigrata a Bari negli annindella Diaspora, offre lo spunto visivo e teorico per riflettere sulnnostro modo di guardare l’altro, sull’identità dei soggettindelle foto, su come abbiano voluto rappresentarsi, su chi avrebberonvoluto essere e su come, invece, erano visti e considerati fuori endentro la propria comunità. Quali ragioni, dunque, hanno spinto unncerto tipo di rappresentazione fotografica? Può talenrappresentazione sottendere il passaggio tra micro e macro-storia?nAffrontare questo tipo di argomenti significa riflettere sullansoggettività e sullo status sociale di chi è ritratto e su cosanquesti significhino all’interno dei processi storici in atto.

Blanketn– mostra fotografica di Maria Pansini

InnItalia gran parte dei braccianti agricoli impiegati nelle raccoltenstagionali di pomodori, olive, patate, arance sono immigrati. Ilnlavoro nei campi è duro, sottopagato, quasi mai sottonregolare contratto.

Gli immigrati che lavorano in questo settorenrestano nomadi, ogni due o tre mesi cambiano zona seguendo lenstagioni, non hanno fissa dimora, si accampano nelle baraccopoli chensorgono nei pressi delle piantagioni oppure in ruderi abbandonatinnelle campagne, privi di elettricità e acqua corrente; qualche voltani comuni interessati dal fenomeno migratorio dei bracciantinpredispongono tendopoli .
La situazione più critica si registranin pieno inverno quando il lavoro diminuisce e il freddo sopraggiungena rendere ancor più disagiata la vita di questi lavoratori.
Honconosciuto un gruppo di braccianti provenienti dal Sudan e dal Ciad,nerano accampati in un vecchio edificio abbandonato poco fuori città,npoi è sopraggiunta la neve e l’amministrazione comunale dinTerlizzi (BA) li ha ospitati in un dormitorio. Li ho visitatinquotidianamente per i due mesi che sono rimasti lì, ho conosciuto lenloro storie, frammenti di vite difficili segnate dalla distanza endalla precarietà.
Ho chiesto infine di ritrarli e ho scelto dinfarlo con lo sfondo della loro coperta, spesso unico riparo dalnfreddo, dalla luce, dal mondo esterno.

Dayoffn– mostra fotografica a cura di Oasi 2

Cos’ènper te rifugio? Siamo partiti da questa domanda per cominciare unnpercorso emotivo-narrativo sulla Giornata del Rifugiato rivolto aglinospiti della Comunità Oasi 2, finalizzato alla realizzazione dinun’esposizione fotografica che mostri la presenza dello stranieronnella concretezza del quotidiano e al di là della retoricanmediatica.

DaynOff è il giorno di riposo: un momento per fermarsi e riflettere.nTutto nasce dai loro occhi. Occhi curiosi, che interrogano, scrutano,ntemono, si fidano, rincorrono, attendono… Si fermano. Tantinsguardi, istantanee inespresse. Poche parole, difficile esprimersinnella nostra lingua, meglio guardare e tacere… Ogni tanto unanparola, ma perlopiù tacere. n

Daynoff, nel giorno di riposo diamo loro spazio, tempo e luogo. Inprotagonisti sono loro, gli ospiti della Comunità Oasi 2. Inloro stessi smartphone e qualche macchinetta usa e getta e via sinparte a catturare immagini, finalmente fermarle su carta e potersinnarrare, raccontare sé e il loro mondo con i loro occhi. n

Info:ncollettivozebu@gmail.comn- 3479651622

domenica 24 Settembre 2017

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