Amarcord

Alla ricerca del tempo perduto: viaggio nella “Terlizzi scomparsa e da ricordare”

Gianpaolo Altamura
Gianpaolo Altamura
Terlizzi scomparsa e da ricordare-Terlizzi da riscoprire.
Da poche settimane su Facebook è nata su iniziativa di Pietro Guastamacchia, un cittadino appassionato di storia locale, una community che ha lo scopo di riportare alla luce le immagini e i documenti della Terlizzi che fu
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La vita ai tempi dei social si rivela spesso alquanto effimera: i ricordi, le emozioni, i fatti salienti della nostra vita, persino le stesse relazioni che intratteniamo, si riducono a transitori “stati”, a superficiali post, a un chiacchiericcio virtuale che si perde sciaguratamente in quella terribile centrifuga che è il web, scivolando a poco a poco nel dimenticatoio. Non è bello dirlo, ma stiamo delegando la nostra memoria a Google, mentre noi la stiamo perdendo inesorabilmente, narcotizzati dai “mi piace”.

Per fortuna a volte qualcuno riesce ad andare in controtendenza e decide che anche Facebook può servire davvero a ricordare, a comprendere – come recita il titolo di una celebre tela di Gauguin – da dove veniamo, che siamo, dove andiamo.

È il caso del gruppo fb “Terlizzi scomparsa e da ricordare-Terlizzi da riscoprire”, una community nata da poche settimane con l’intento di riportare alla luce giorno dopo giorno in maniera circostanziata, filologicamente scrupolosa oseremmo dire, immagini, illustrazioni, fotografie, materiali documentari e iconografici della Terlizzi che fu.

L’intuizione alla base del progetto è venuta a un nostro concittadino appassionato di storia, tradizione locale e letteratura, Pietro Guastamacchia, che ha aperto la pagina con il proposito dichiarato di fare “ricerca e soltanto ricerca”, per pura passione. L’idea sembra aver successo. Nel momento in cui scriviamo, il gruppo conta più di 850 membri ed è in sensibile crescita: l’effetto amarcord attira e il repertorio è in vertiginoso incremento.

Il tratto distintivo dell’operazione – che diversamente non si distinguerebbe da altre analoghe pullulanti in rete – è, come detto, la sua dignità “scientifica”, o quasi: ogni documento pubblicato è infatti puntualmente corredato da una didascalia di carattere storico-culturale, il che offre quasi sempre lo spunto per una discussione – civile, costruttiva, ben al di sopra del livello del dibattito delle community locali – sulle nostre origini, una occasione di approfondimento aperta al contributo di tutti: un vero e proprio viaggio – comunitario – alla ricerca del tempo perduto.

Dando una scorsa alla “timeline” si possono ammirare le vie, le piazze, gli angoli, gli scorci, i volti, le istantanee affascinanti di una Terlizzi che ormai non c’è più, depositata ormai nella memoria degli anziani, nelle narrazioni che si tramandano generazione dopo generazione, trascolorate ormai nella leggenda, nel mito popolare: la locomotiva sferragliante sulla Terlizzi-Sovereto sul tracciato dell’odierna pista ciclabile, Corso Vittorio Emanuele II quando si chiamava via degli Osservanti, Piazza IV Novembre quando era nota col toponimo di Largo dei Molini (quanto erano belli i nomi delle strade nel passato?), le processioni sacre con le orfanelle al seguito, la fabbrica della chiesa del Rosario nel 1931, due ragazzi sul terrazzo (l'”ascr'”) alle prese con un giradischi, il Calvario fronteggiato da un pino laddove oggi c’è una pompa di benzina, la vicina “Pappagallo” che si staglia monolitica, in solitudine quasi, sull’ampia prospettiva di viale Roma, le case basse a schiera sotto l’arco di Paù vecchia, la passeggiata della bimba con la mamma nel basolato di Largo Lago Dentro quando c’era il mercato, il corteo funebre che sfila in via Carelli dietro il Parco Marinelli…

Il gustoso elenco potrebbe continuare a lungo giacché, oltre a un attento e quasi archeologico lavoro di scavo, la ricerca – osserva Guastamacchia – si sostiene sull'”aiuto di persone che vedono nel mio lavoro passione e sincerità. Il motivo che mi ha spinto ad aprire il gruppo è scritto sotto l’immagine principale, che è anche l’immagine più antica di Terlizzi”, continua. Il riferimento è alla nota pianta storica della nostra città com’era nel Medio Evo, cinta di mura turrite, trapunta di edifici e monumenti ormai scomparsi, segnata da strade sommerse dalla storia, circondata da un contado ancora, in buona parte, incontaminato e vergine. “L’aver perso numerosi monumenti mi ha spinto a raccontarli e a documentarli attraverso materiale fotografico”, spiega ancora Guastamacchia. “Questo può essere un altro motivo da aggiungere a quelli presenti nella descrizione del gruppo. Spero anche che diventi anche un grande canale di condivisione di immagini così da formare un album di Terlizzi”.

“Terlizzi da riscoprire” non è insomma un campionario di patinate cartoline, un portfolio di immagini ad effetto, ma un’attenta opera di ricostruzione storico-antropologica che testimonia come eravamo in maniera autentica, senza retorica o ruffianeria. Consigliamo vivamente a chi volesse spendere in maniera non banale del tempo su fb una puntatina sul gruppo, magari iscrivendovisi. Riscoprire il passato della città può essere del resto un buon modo per indovinarne il futuro.

domenica 9 Aprile 2017

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