Cultura

Giuliano Volpe: «Beni culturali, un patrimonio da valorizzare insieme alla comunità»

Mariagrazia Lamonaca
Pice
Presentato sabato al Museo archeologico De Palo-Ungaro di Bitonto l'ultimo libro dell'archeologo terlizzese
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Nell'ambito delle iniziative a supporto della Notte del Liceo Classico, in programma venerdì 20 gennaio al liceo Carmine Sylos di Bitonto, è stato presentato sabato al Museo archeologico della fondazione De Palo-Ungaro l'ultimo libro dell'archeologo Giuliano Volpe “Un patrimonio italiano. Beni culturali, paesaggio e cittadini” (Utet Edizioni).

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Al dibattito, introdotto e moderato dal professor Francesco Brandi docente di Lettere classiche al liceo Sylos, hanno partecipato i professori Nicola Pice e Silvio Fioriello, oltre allo stesso Volpe.

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Molti gli interventi da parte di operatori dei beni culturali, del teatro, della letteratura e della filosofia. Una discussione molto ampia, perché molto ampi sono indubbiamente i problemi che gli archeologi odierni devono affrontare. L'argomento è diventato molto attuale in questo periodo, soprattutto dopo l'adesione dell'Italia alla cosiddetta “Convenzione di Faro”, una convenzione europea finalizzata alla costruzione di un modello di gestione del patrimonio culturale democratico e partecipativo, con l’obiettivo di garantire e riconoscere il diritto all’eredità culturale. Questa convenzione ha rappresentato una rivoluzione nel mondo dei beni culturali perché, per la prima volta, vengono messi al centro i cittadini, le comunità e il territorio. E in un Paese come l'Italia, così ricca di storia e di tradizioni, è impossibile non imbattersi, ovunque si vada, in qualche bene di enorme interesse.

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Ma l'archeologia a che punto è in Italia?

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«È importante che gli archeologi inizino ad uscire dalle aule universitarie e facciano sentire la propria voce. Non siamo tutelati come dovremmo. Molti lamentano le condizioni in cui lavorano. Non c'è un albo, gli stipendi sono spesso bassi, si lavora spesso in condizioni climatiche non ottimali» ha lamentato uno degli archeologi intervenuto alla discussione.

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«Di sicuro non è facile garantire maggiori tutele, soprattutto perché il governo italiano non garantisce finanziamenti soddisfacenti e questo porta gli stessi Comuni a non poter investire molto in cultura» ha spiegato l'assessore al marketing territoriale Rino Mangini.

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Sull'importanza di mettere al centro i cittadini e il territorio, prima ancora che i beni stessi, è tornato anche Pice: «È interessante vedere questo collegamento tra beni culturali, paesaggio e cittadini. La conclusione del libro di Giuliano Volpe guarda proprio ai cittadini. Quindi, volgendo lo sguardo al futuro, dobbiamo guardare anche alle persone e non solo alle cose».

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E questo messaggio non poteva che essere ribadito dallo stesso autore durante il suo intervento: «Il mio libro titola "Un patrimonio italiano" e per me il patrimonio italiano è quello che è successo qui stasera, cioè sono queste straordinarie energie, competenze, passioni che sono presenti nel nostro Paese e che sono poco note e purtroppo assai poco valorizzate. Anzi, come qualcuno ha già ricordato, spesso queste energie vengono represse e vengono viste come un fastidio. Ma queste energie devono invece essere sostenute e sviluppate».

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«Nel libro ho raccolto storie di persone che hanno trasformato gli ostacoli in opportunità, grazie al proprio entusiasmo e alla propria volontà. La volontà che viene da grandi fondazioni e da società pubbliche, da piccole associazioni o da giovani professionisti, perché questo è il nostro vero patrimonio» ha concluso Giuliano Volpe.

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martedì 17 Gennaio 2017

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