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Don Pietro Pappagallo “Giusto fra le nazioni”, parla il nipote: «È importante conservare la memoria»

La Redazione
don pietro pappagallo
La replica di Giuseppe Pappagallo, uno dei nipoti del parroco trucidato alle Fosse Ardeatine nel 1944
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Continua la querelle sul caso Don Pietro Pappagallo. Negli scorsi giorni i familiari del parroco terlizzese trucidato alle Fosse Ardeatine nel 1944 hanno annunciato che l’istituto israeliano Yad Vashem, che custodisce la memoria della Shoah, conferiràa a Don Pietro l’onorificenza di Giusto fra le nazioni. Il centro sociale terlizzese Il fronte dei ribelli, tuttavia, ha posto in dubbio la legittimità del riconoscimento, che proviene, a detta del Fronte, da uno stato che fa alcuni decenni conculca i diritti di palestinesi.

Interviene infine oggi Giuseppe Pappagallo, uno dei nipoti del parroco, che affida alle colonne di Terlizzilive la sua interpretazione dei fatti, che riportiamo integralmente.

Spett. Redazione,

sono uno dei nipoti di Don Pietro Pappagallo, che nei giorni scorsi ha ricevuto dal parco/museo dello Yad Vashem di Gerusalemme la notizia del riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni” per nostro zio.

Scrivo questa email come risposta, strettamente personale, all’accorata e circostanziata richiesta di rifiuto dell’onorificenza, che il Fronte dei Ribelli ha rivolto alla mia famiglia dalle vostre pagine.

Non nascondo che l’invito ricevuto è stato per me motivo di profonda riflessione, imponendomi una scelta per nulla semplice: “rifiutare il riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni” per Don Pietro Pappagallo o, diversamente, rinunciare ad un gesto simbolico di solidarietà verso il martoriato popolo palestinese.

Al termine di un’approfondita analisi sono emersi dentro di me numerosi dubbi e poche certezze.

-Innanzitutto, ho io il diritto di “rifiutare” qualcosa che non viene riconosciuta a me (o alla mia famiglia) direttamente ?

La figura di Don Pietro Pappagallo e quella, indissociabile, del Prof. Gioacchino Gesmundo, ritengo che non siano patrimonio esclusivo delle rispettive famiglie, ma appartengano all’intera comunità terlizzese (e non solo), così come i valori di libertà, giustizia, solidarietà, accoglienza…., principi universali nei quali entrambi hanno creduto profondamente e difeso con straordinaria coerenza fino alla fine.

-Posso “rifiutare” qualcosa per la quale, non io, ma altri si sono adoperati con paziente impegno e convinzione ?

La commissione competente istituita presso lo Yad Vashem, pone delle condizioni particolarmente stringenti per l’attribuzione dell’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni”. Nel caso di Don Pietro Pappagallo il riconoscimento è giunto al termine di un complesso e meticoloso lavoro di ricostruzione storica e di ricerca documentale e testimoniale, durato anni, e ha richiesto delicate iniziative di sostegno, anche a livello internazionale.

-E’ autentica solidarietà “rifiutare” i simboli della memoria di un’immane tragedia che ha colpito l’intero popolo ebraico (e non lo stato di Israele), per affermare i diritti di un altro popolo afflitto?

Con il nostro rifiuto andremmo solo a ledere l’immagine del museo dello Yad Vashem e tutto quello che esso rappresenta per l’umanità, che poco ha a che fare con la dolorosa questione palestinese. Al contrario, in questo particolare momento storico, nel quale l’Europa riscopre miopi egoismi e patisce rigurgiti fascisti, è importante conservare la memoria e contrapporre “il potere di (certi) simboli ai simboli di (certi) poteri”.

In ultima analisi, io, a differenza di altri forse, non sono in grado di immaginare quale scelta avrebbe fatto Don Pietro in una circostanza simile, ho però la certezza che quando vi è di mezzo la sofferenza di un popolo, qualunque esso sia, non vi siano soluzioni semplici e nel nostro caso il “rifiuto” rischierebbe di sminuire la complessità della questione… senza reale beneficio per alcuno.

Grazie per l’attenzione.

Cordialmente

Giuseppe Pappagallo

P.S. Mi auguro che un giorno non mi venga chiesto di rinunciare alla visita del “Museo Statale di Auschwitz-Birkenau” come atto di dissenso verso l’attuale “Politica dei respingimenti”, sostenuta anche dal governo polacco, complice crudele di immani sofferenze e morte per l’immenso popolo dei migranti.

giovedì 19 Luglio 2018

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