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Il vescovo: «Don Tonino sarebbe felice di questa nuova chiesa del grembiule»

La Redazione
Papa Francesco a Molfetta
Il ringraziamento di Monsignor Cornacchia a Papa Francesco
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“La gioia che pervade i nostri cuori esprime ancor più delle parole sincera gratitudine. Vorremmo abbracciarla e dirle coralmente grazie Santo Padre per averci concesso l’onore della visita in segno della sua attenzione per la terra di Puglia, e in particolare per la nostra diocesi”.

È l’inizio del saluto di monsignor Cornacchia, vescovo della diocesi di Molfetta, a Papa Francesco, prima di consegnargli una rosa d’oro, composta fondendo alcuni ex voto.

“In piena sintonia con lei – ha proseguito Mons. Cornacchia – Don Tonino ha coltivato il sogno di una chiesa povera e per i poveri. Oggi don Tonino avrebbe un anno in più di lei e sarebbe felice di ascoltare e vedere tradotto il discorso della chiesa del grembiule.

Venticinque anni fa in questa stessa piazza calava un velo di profonda mestizia per la prematura morte di un pastore da tutti amato e ammirato. Per le strade c’era silenzio, il vescovo veniva acclamato già santo. Oggi l’atmosfera è diversa, si respira aria di esultanza. Don Tonino è con noi. Non ci ha mai lasciati. Era il santo della porta accanto, ora è più che mai vivo nel cuore della nostra gente. Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie, negli ospedali, nei luoghi di lavoro, nelle strade della città. Continuiamo a sentire la forza delle parole, l’empito dei messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la sua intercessione dal cielo per questa chiesa che ha tanto amato e per la quale ha offerto la vita.

Questa terra si ritiene benedetta da Dio perché vanta da un secolo la presenza del pontificio seminario regionale, dove tanti giovani sacerdoti sono stati formati ai doveri del grembiule. Ancora oggi, nonostante la crisi vocazionale, sono numerosi i presbiteri che possono esibire con fierezza quel made in Molfetta sulle sorgenti della loro vocazione e del loro entusiasmo.

È la terra dei marittimi che solcano i mari e gli oceani portandosi dietro la sofferenza del distacco delle famiglie, dei lavoratori che si sforzano di assicurare ai cari una vita dignitosa. In tempi difficili tanti nostri conterranei sono emigrati senza dimenticare le radici e tante altri sono in fuga da condizioni disumane. Approdano sulle coste nostre sperando di andare incontro a un futuro migliore. È la terra dei giovani attivi nelle comunità parrocchiali.

Questa è la terra dei bambini che rappresentano il futuro delle città, degli adulti che brillano per onesta e generosità, degli anziani che meriterebbero il premio Nobel della saggezza. È la terra dei tanti ammalati che tengono spiritualmente in piedi il mondo, come la passione di Gesù sorregge il cammino dell’umanità verso il traguardo del regno.

Santi nelle occupazioni di ogni giorni e nei piccoli gesti. Don Tonino diceva che occorre essere uomini fino in fondo, anzi fino in cima. Questo voleva dire essere santi.

Durante la visita a una scuola moderna un bimbo gli disse che per lui il vescovo fa suonare le campane. Quella definizione piacque molto a Don Tonino. Scrisse che è poco teologica ma profondamente umana. Sarebbe bello se tutti dicessero che siamo quelli che fanno suonare le campane della speranza”.

venerdì 20 Aprile 2018

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