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Don Tonio Dell’Olio: «Don Tonino e Guglielmo danzeranno nel cielo»

Luigi Caputi
Don Tonino Bello e Guglielmo Minervini
"Ma amare Don Tonino non è un semplice applaudire"
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Questione di chimica, non di mera coincidenza né soltanto di tendenziale corrispondenza. Il rapporto, triadico e azzarderemmo trinitario, tra Don Tonino Bello, Guglielmo Minervini e Don Tonio Dell’Olio è consistito in una sacra fusione fisica, un’unione spirituale talmente sensibile da trasformarsi in potenza materiale, in inarrestabile e sconvolgente moto universale.

Il menage a trois resiste e persiste, si rinnova continuamente nel ricordo dell’unica sua componente restata in vita terrena. Ma è portato avanti anche dalla tacita e totale supervisione delle anime che hanno orchestrato questa relazione, spiriti immortali e sopravviventi al corpo.

Ci sarebbe, ci sarà domani, forse intimamente c’è sempre stato, un quarto verso argentino ad arricchire e accrescere questa nostrana terzina di base. Alla vigilia del venticinquesimo anniversario del dies natalis di Monsignor Antonio Bello, quando un’intera città è in fibrillazione per l’arrivo del Santo Padre Francesco Bergoglio, abbiamo avuto la fortuna di confrontarci e conversare con uno dei massimi e più profondi collaboratori del vescovo entrato irreversibilmente nel cuore della città.

Ci siamo interfacciati col biscegliese Don Tonio Dell’Olio, presidente di “Pro civitate christiana”, entusiasta assertore e fautore di quella Chiesa, di quella comunità, di quel mondo senza frontiere creato e custodito da uomini come Don Tonino, Guglielmo e Papa Bergoglio.

Buongiorno Don Tonio, le chiediamo innanzitutto come sia nata e si sia sviluppata la sua esperienza al fianco di Don Tonino e Guglielmo Minervini.

Partirei piuttosto da quanto accadrà domani. Tengo a precisare che non si tratterà di un mero riconoscimento. Chi potrebbe pensare che Don Tonino abbia bisogno di riconoscimenti per quanto ha regalato a tutti noi? La gratitudine nei suoi confronti, la sua commemorazione non può mai essere una novità né un evento. L’arrivo del Pontefice si connota piuttosto come patrimonio universale. Non può essere un motivo banale e ordinario a indurre il Santo Padre a recarsi in terra pugliese, nella patria di Don Tonino. Per quanto riguarda la mia collaborazione con l’ex vescovo di Molfetta e con Guglielmo, è stato come un reciproco annusarsi, sentirsi e unirsi tra cani. Abbiamo avvertito un’identica sensibilità, una passione comune, abbiamo capito che i nostri sguardi andavano nella medesima direzione. Nell’82’, quando il Servo di Dio giunse a Molfetta, io e Guglielmo completavamo i nostri rispettivi studi. Ho potuto assistere, e anche nel mio piccolo partecipare, alla vicendevole e graduale crescita di due grandi uomini. La nostra unione è lievitata nel tempo: dall’associazione “Pax Christi”, attraverso la Casa della Pace di Molfetta, sino alla creazione della rivista “Mosaico di Pace” con cui tuttora collaboro. Da una parte c’era la genialità profetica e visionaria, la forza quasi fisica dell’impegno di Don Tonino; dall’altra la lucidità, la razionale guida bonaria e illuminante dell’acuta mente e del grande cuore di Guglielmo. Io, nel mezzo, ho avuto la fortuna di apprendere e ulteriormente cementare questo rapporto.

Due massimi simboli della storia recente molfettese e pugliese, assieme a lei, si sono trovati insieme, nello stesso spazio e nello stesso tempo a veicolare idee e interventi per una migliore chiesa, per una migliore società. Caso, fatalità del destino, volere del Fato, disegno della Provvidenza?

Non posso pensare, da uomo di Chiesa, che sia stata una totale coincidenza. Come se ci fosse stata un’affascinante congiuntura astrale, un cortocircuito benefico della storia. Qualcosa contemporaneamente di voluto e di spontaneo, di progettato e di inevitabile, di sacro e naturale. Naturalmente ci siamo incontrati, spontaneamente abbiamo iniziato a comunicare, a condividere e confrontare idee.

Quali pensa siano stati i principali punti in comune, gli aspetti più determinanti per l’unità d’intenti tra Monsignor Bello e l’ex sindaco Minervini?

Ci sono stati svariati fenomeni di dialogo tra autorità politiche e religiose, tra ambito temporale e spirituale. Ma la straordinarietà del connubio Bello-Minervini risiedeva nell’ampiezza di orizzonti, nell’elasticità e flessibilità. Essi collaboravano non soltanto per migliorare il presente, ma anche per il bene delle persone future. Il loro agire locale si immergeva in un pensare globale. Precorrevano i tempi, concepivano teoria e pratica come aspetti indissolubili e reciprocamente indispensabili. L’avventura politica di Guglielmo, entrata nel vivo dopo la morte di Don Tonino, si è fondata su questi sentimenti coltivati assieme al vescovo ugentino.

Domani andrà in scena qualcosa di unico. Eppure non sono mancate polemiche, soprattutto nel mondo social, in merito al blocco della città, allo stop di ogni attività in una simile occasione.

Non entro nelle polemiche e non frequento i social network. Dico solo che mi sembra legittimo e quasi ovvio che si fermi una comunità, che si arresti persino lo scorrere del tempo. La giornata di domani non sarà come le altre, sarà consegnata alle future generazioni. Il giorno dell’annuncio dell’arrivo di Bergoglio a Molfetta è stato il più bello della mia vita, un’emozione impareggiabile. Sono preoccupato per coloro che applaudono Don Tonino e che in tal modo si caricano di una responsabilità. Amare Don Tonino implica l’agire, il cambiare se stessi e gli altri, non è un semplice applaudire. Domani ci saranno sessantadue vescovi, tantissimi preti, autorità in poltrona: siamo sicuri che tutti abbiano deciso di convertirsi e che non stiano cavalcando l’onda del momento? Don Tonino mi avrebbe rimproverato per questo giudizio. Ma la mia non è una critica né una polemica, è una domanda che sorge spontanea. Penso a come potrebbe comportarsi Don Tonino in una simile circostanza. Ma poi mi rendo conto di quanto sia impossibile una simile previsione. Monsignor Bello ci spiazzava sempre, e anche domani lo avrebbe fatto. Era dotato di spiritualità e genialità superiori alle nostre miopie.

Proviamo ad immaginare un ritorno in vita di Don Tonino e Guglielmo: cosa farebbero nella giornata di domani, come incrocerebbero i loro destini con quello del Papa Bergoglio?

Non ho bisogno di immaginare. Sono certo che domani entrambi danzeranno nel cielo. Nel 2010 ebbi a Buenos Aires un incontro di un paio d’ore con Jorge Mario Bergoglio, allora cardinale della capitale Argentina. Rivelai subito ai miei compagni di viaggio di non aver mai visto un uomo così simile al nostro vescovo di Ugento. La “Chiesa in uscita” dell’attuale Papa equivale alla “Chiesa in grembiule” di Don Tonino. La vicinanza ai più poveri, ai più sfortunati, la voglia di lottare senza armi ma con il dialogo e con la comprensione di ogni situazione, sono tratti d’identità assoluta. Il pontefice Bergoglio che inneggia alla pace nel mondo e alla fine della guerra in Siria non è così diverso dal Don Tonino che con me marciava sino a Sarajevo e voleva por fine alla guerra del Kosovo. Domani il Santo Padre, il Servo di Dio, Guglielmo, tutti noi rivivremo come un’unica persona.

giovedì 19 Aprile 2018

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