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In ricordo di Albino e Donata

La Redazione
albino de nicolo e donata pepe
Ricorre oggi il primo anniversario di uno degli incidenti più gravi mai accaduti in Puglia, la strage ferroviaria del 12 luglio, in cui persero la vita 23 persone, tra cui due nostri concittadini
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Il tempo corre rapido – più di qualsiasi treno, a pensarci bene. Èngià passato un anno dalla strage della Bari-Nord, che per settimane ha tristemente portato alla ribalta internazionale la nostra regione, abituata invero a campeggiare per ragioni più lusinghiere sui mediandi tutto il mondo.

Il tremendo impatto tra i due convogli ferroviari, che, partiti dalle stazioni di Corato e Andria, procedevano in senso oppostonsull’unico binario di quella maledetta tratta dove – fatalità – non prendevano nemmeno i cellulari, spezzò la vita di 23 persone. Quell’anonimo e assolato pezzo di campagna, non lontano dal campo dellanstorica Disfida di Barletta, diventò nelle ore a seguire il luogo di una inedita non stop giornalistica che coinvolsendecine di cronisti provenienti da ogni parte del globo.

L’affannosanricerca dei superstiti, le complicatissime operazioni di salvataggiondei feriti, la mesta, struggente conta delle vittime che seguirono segnarono le ore più drammatiche e convulse della storianrecente pugliese, facendo venire alla luce decine di storienprivate, quadretti personali, familiari e persino di coppia, racconti dinvite tanto simili alle nostre, mosse dagli stessi bisogni, dagli stessi sentimenti, dalla stessa quotidiana fatica, dalla stessa sana ambizione che porta a fare costanti sacrifici ripagati, talvolta, da significative soddisfazioni, ognuna con qualche sogno o desiderio da realizzare, improvvisamente infranto. Branindi esistenze che abbiamo conosciuto con dolore misto a tenerezza, entanta incomprensione per un sacrificio troppo grande per esserenspiegabile.

In quei vagoni c’erano diversi cittadini di origine terlizzese: alcuni, i più fortunati, hanno vissuto momenti che non sarà semplice dimenticare, ma hanno potuto varcare ancora la soglia di casa e riabbracciare i propri cari. In due, invece, non sono più tornati. Le vite di Albino De Nicolo e Donata Pepe sono l’ingente tributo che la nostra città ha pagato in questa immane catastrofe, lencui responsabilità sono ancora, peraltro, tutte da accertare.

Albino,n57 anni, era un dipendente storico della Ferrotramviaria, per cuinsvolgeva la mansione di capotreno, o controllore, nel gergo deinpendolari. Albino aveva due figli che lavoravano assieme a lui innFerrotramviaria e gli mancava poco per andare in pensione, dopo una vitanpassatana solcare, a bordo dei treni, le campagne del nord-barese. Mite e modesto, era una figura familiare e apprezzata da tutti quelli che avevano imparato a conoscerlo, facendo la spola tra Bari e le popolose cittadine della provincia per ragioni di lavoro e di studio: gli studenti della Bari-Nord, all’indomani della tragedia, gli dedicarono una toccante lettera.

n63 anni, nativa di Cerignola, Donata Pepe abitava tra Terlizzi enPioltello, vicino Milano, con il marito. La donna aveva tra lenbraccia il nipotino Samuele al momento dell’impatto, e fu proprio la suanprotezione, con tutta probabilità, a salvare il pargolo: i vigili del fuoco lo trassero frastornato, ma vivo, dalle lamiere infernali, in quella campagna trapunta di olivi che nella canicola di quel pomeriggio doveva sembrare una vera e propria bolgia, surreale e metafisica. I due sinstavano recando alla stazione Trenitalia di Barletta per prendere il Freccia Bianca che avrebbe ricondotto Samuele a Milano, dai suoi genitori. Il giornonprima il piccolo era stato al mare a Giovinazzo per l’ultima volta enaveva raccontato a una compagna di giochi che il giorno dopo sarebbentornato al nord, a Liscate,npiccolo comune dell’hinterland meneghino, a festeggiare il suo settimo compleanno con lanfamiglia. Lo avrebbe invece passato a Bari in ospedale, circondato dall’affetto di tutti, ma ignaro della sorte – eroica e sfortunatan– toccata all’amata nonna Donata.

A Samuele, all’immagine vivificante di questo pargolo scampato per miracolo – ancora in tenera età – alla prova più difficile, sia affidato simbolicamente il compito di incarnare il senso di unione e continuità profonde che deve obbligatoriamente animare ogni comunità degna di questo nome in giorni tristi come questo.

mercoledì 12 Luglio 2017

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