Una festa infinita. Una data marchiata a fuoco. Un numero pregno dinvalore memoriale. Sì perché qui a Terlizzi il numero 23 o Lənvəndətré, basta da sé a scrivere la storia intera dellannostra città. Un capitolo affascinante, ricco di elementi simbolici,nculturali, religiosi e sociali. Gli elementi della ritualità vi sonontutti e sono gli stessi che da diversi secoli restano immutabili,nunici. Il settenario preparatorio (il 16 aprile), di fatto hanscandito un coinvolgimento popolare che non conosce eguali in Puglia.nRiprende il viaggio infinito della Vergine nera con Bambino. “Coleinche mostra la via”, come amava affermare, alla luce dei suoinpreziosi studi, l’indimenticato e immenso storico meridionalista,ndon Gaetano Valente.
nForti sono le connotazioni intrise di leggenda popolare delnritrovamento dell’Icona. Inscalfibile il copione dellansceneggiatura: la pecora smarrita da un pastorello bitontino,nnell’agro soveretano, l’inevitabile disputa con due buoi; l’uno,nquello di Terlizzi, che prevale sull’altro, bitontino, grazie a unncolpo astuto. Un cerchio magico, una narrazione affascinante,nmescolata a elementi imprescindibili: la terra, la pecora, ilnpastore, il carro, i buoi. Così la leggenda si fa storia e memoria enil 23 aprile diventa lo spaccato avvincente, meraviglioso dellannostra gente. Un piccolo (grande) angolo di mondo antico che brillandi luce propria. n
nUn mondo che profuma di vita semplice, che suda e trasuda fatica,nsacrificio, fede; mescola e quasi confonde (consapevolmente) elementinche migrano dal mistico alla credenza popolare. n
nOggi, il 23 aprile, una intera comunità si metterà in marcia sunquel sentiero, quasi che “il camminare perpetuo” rappresentassenper tutti noi l’unico modo di superare le difficoltà, abbatterenconfini e incomprensioni, creare confronto, affrontare le intemperiendella nostra vita, portando sulle spalle la Vergine nera con Bambino.nE così la leggenda “esonda” come un fiume, diventa palpabile.nQuasi reale diventa il racconto di quel pastorello che si mette allanricerca della pecora. n
nAl termine di quella ricerca, non solo ritroverà la pecora, manscorgerà una fiammella e poi: “Colei che mostra la via…”.nOggi, lontani anni luce da ogni contesto reale o immaginario, tuttinnoi prenderemo per mano quella leggenda, la faremo nostra. Vorremmonpiù che mai che Lei ci mostrasse la via. È nella fede, nellandevozione che risiede la speranza, una possibilità di risalita.nMigliaia di sguardi, assorti in una silenziosa e semplice preghiera,nriprenderanno la scena del pellegrinaggio, quasi fosse, per tutta lancomunità terlizzese, “il nostro piccolo (grande) cammino dinSantiago”. Coincidenza se il più lungo e impervio pellegrinaggiondella Storia della Cristianità, porti nelle sue connotazioninstoriche il numero 23? Solo una semplice combinazione? n
nMa al di là di tutto, il secondo atto del nostro viaggio non tarderànad andare in scena. Con il cuore, attendiamo già trepidanti chenquella prima domenica di agosto, arrivi al più presto. Ma, il temponinsegna a non essere frettolosi, anzi. Il tempo della nostranstoria (e scandito dalla mia gente) invita a essere pazienti, connsaggezza. È nella sapiente e silenziosa attesa, la bellezza di unnmomento. n
nNoi tutti già portiamo nel cuore l’immagine, quasi fosse un timbronindelebile, identitario, del Carro, le braccia forti che lonsospingono, i bambini che cantano felici: “Bravi i timonieri…”.n
nLa Festa Maggiore: un’altra bella pagina di storia, i cuincoinvolgenti e baluginanti megapixel spaccano (felicemente) enilluminano gli schermi del nostro vissuto. Una pagina che è inngrado, sempre più spesso, di rigare i nostri volti con qualchenlacrima. Senza vergogna. E chiude questo grande, affascinante,nfantastico, insostituibile cerchio magico. n
nDi fede. n
nDi memoria. n
nSenza fine.